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O DI CRISTO O DI SATANA.

LA SCELTA

È

sempre graziosissimo il fatto d'Elia col protervo popolo d'Israele. Aveva questo da gran tempo dimentica al tutto la separazione che assoluta Dio voleva tra lui e i popoli incirconcisi; ma addimesticatosi con loro e contratta alleanza, ne venne appunto l'effetto, ad evitare il quale, Dio precisamente l'avea vietata. Israele con tale dimestichezza venne ad imitare le loro costumanze ree e si diede medesimamente ad erigere altari e fani e delubri, a piegare avanti alle statue profane il ginocchio e la fronte. Non sì però che abbandonasse affatto la prima sua religione; chè anzi, con un mescuglio orrendo, ora a Dio nel tempio, ora a Baal ne' boschi, ora a Moloch ed anche ad Adone e a Diana sacrificava e innalzava preghiere. Venne il tempo del bisogno di Dio; ma il vero non volle, i falsi non poterono ajutare Israele. L'ardentissimo Elia, fattosi avanti ad Achab, loro Re, sì il rimproverò acramente; e poscia l'invitò col popolo a salire il monte. Ciò fatto, incomincia la predica l'accigliato Profeta, e questa fu brevissima ma persuasiva. E fin quando la durerete voi, disse, a stare in fra due? S'egli è Iddio il Signore adorato da' Padri vostri, lui seguite: se poi è Baal, mettetevi con lui. Non avendo dal Popolo risposta, passò il Profeta alla prova del vero Iddio, e la vinse: ma

convinto il Popolo, volle che tutti i profeti e sacerdoti di Baal fossero uccisi, e che tutti giurassero di adorare e venerare un solo Iddio.

Ma che ha a fare, dirai leggitor mio, questo fatto con noi? Che ci ha a fare? Moltissimo! Tu non puoi ignorare che il Popolo Cattolico, per l'associazione fatta co' protestanti e co' settarj della Senna, pose in dimenticanza, come gli Israeliti, la severa separazione che Dio sempre ha voluta tra' suoi figli e quelli del Diavolo (chè tra gli uomini non passano che queste due generazioni), incominciò a non sentir ribrezzo per le loro infami massime, pe' loro erronei ed ereticali sistemi, poscia ad approvarli, a seguirli. Come per altro il popolo d' Israele, non distrusse affatto i templi, non rinnegò palesamente la Religione Cattolica; l'unì solo alla protestantica, alla massonica, alla giansenistica. Alcuni bensì, come anche tra gl' Israeliti, abbandonarono assolutamente la Religione Cattolica e si provarono a tutt'uomo di toglierla affatto d'Italia: ma questi furono pochi a paragone degli altri: anzi, guarda prodigio! come incominciarono a passarla male i loro pari (chè Dio regna pure in Israele), essi lì a voltar bandiera e a chiamarsi moderati, e a gridar la croce a' loro medesimi fratelli. La cosa procedè a tanto che di sì gran numero di liberali democratici, o protestantisti o massonici, quando fummo al tirar de' conti, leggendo le loro proteste ne' fogli e ne' libri, non ritrovammo che dei zeri. Ed ecco quella turba furibonda che tutto voleva mettere a soqquadro, quegli Orsi, quei Leoni ferocissimi convertiti tutti in mansuetissime Agnelle: e i poveri

Governi Ecclesiastici e Civili, quando si credevano di dovere, per necessità di giustizia, fare delle ecatombe, di riempir le carceri, di popolar gli esteri Stati di esuli, si avvidero con lor somma sorpresa di aver preso un grosso granchio, e che quella turba paventata si riduceva ad uno, due, tre; e più per delitti comuni che per altro!

Non credere però ch' io voglia in tutto condannarli: mi guardi il Cielo! ti pare ch'io sia un Elia da uccidere tutti quanti i sacerdoti della gran bestia? Poi non sarei potente a far piover fuoco dal cielo. Del resto eccoci ad una tal quale similitudine col caso di quel fattore della parabola, di cui fu lodata, non l'iniquità, ma la sagacità. Cacciato dal padrone per trufferia, non avrebbe avuto di che vivere, perchè, come disse, lavorar non sapeva, chieder limosina si vergognava: se l'intese dunque coi contadini e condonando loro la metà dei debiti col padrone, se gli ebbe amici, e il ricevettero nelle proprie case. I poveri liberali anch' essi veramente erano caduti un poco in disgrazia de' loro Principi e massime del Principe della Religione Cattolica; correvano pericolo grandissimo di perdere i posti, e fors' anche qualche cosa di più rilevante. Che fare in tal frangente? La è bene un po' dura mutar d' opinione così repente, o almeno fingere d'averla cambiata, ma

« La necessità gran cose insegna,

dice il Metastasio; e aggiunge che

<< Per lei fra l'armi dorme il Guerriero,
« Per lei fra l' onde canta il Nocchiero,

<< Per lei la morte terror non ha.

<< Fin le più timide belve fugaci

« Valor dimostrano, si fanno audaci,

« Quand' è il combattere necessità. Anch'essi adunque, fecero, come si suol dire, di necessità virtù, e da ardentissimi che erano si dissero moderati, e la cosa andò loro sì bene che moltissimi ritennero i loro posti e forse gli accrebbero ancora, mentre i poveri fedeli vanno invano lamentandosi di non aver pane. Seguono intanto essi (il che sovra ogni cosa premeva loro) seguono a proteggere i loro fratelli, ad aiutarli dell' opera loro, a difenderli, a prosperarli. Così possono meglio e con più libertà minare i troni e gli altari, e prepararsi meglio per un altro colpo. Benissimo! Viva adunque la Moderazione!....

Ma, o Signori, lasciamo i Governi, i quali si sveglieranno alla lor volta, se non altro nella ricaduta che faranno, se credono all' arti vostre; mi piacerebbe di filosofare un poco sopra questa vostra moderazione. Ho gran paura che questa veste non bene si adatti alla vostra persona; e che se si adatti, non vi faccia troppo onore! Guardianci.

Moderazione è un dar regola e temperamento alle cose. Ma a quali cose date voi regola e temperamento, Voi che sciogliete e distruggete ogni ordine, calpestate ogni legge, togliete ogni autorità? Voi regola, che non volete che il socialismo e l'anarchia? Voi temperamento, che non amate che le stragi, non sitite che sangue, non adoperate che il distruttor martello, non gridate che guerra e morte, non lasciate che ruine e ceneri? Voi moderazione, voi regola e temperamento, che, come foste al pote

re, gridavate a piena gola: a cose nuove uomini nuovi; e il fatto faceste seguire al detto, perseguitando, esigliando, e perfino uccidendo qualunque imaginaste avverso a'vostri delirj? Voi moderazione, regola, temperamento, che, come il poteste, spogliaste e Templi e Palagi e Sacerdoti e Nobili, solo per ricolmare le vuote arche vostre? Voi moderazione, regola, temperamento, che, come carpiste la libertà della stampa, riempiste Italia ed Europa di fogli, di libercoli, di opere scritte col linguaggio dell' inferno, con parole da trivio e da bordello; e ciò contro la Religione, contro i suoi Ministri, contro nominate persone, fossero pure della più candida innocenza, o delle più sublimi virtù, o delle più alte dignità vestite? Voi... oh che più? Se la vostra fu moderazione, regola, temperamento, che sarebbe mai il vostro furore, che sarebbe la vostra immoderazione, il vostro eccesso? Sì, per fermo, se la vostra è moderazione, si starebbe meglio sotto il regime de' furiosi, de' maniaci, anzi direi quasi dei demonj, laggiù, ubi nullus ordo sed sempiternus horror inhabitat, che sotto la vostra moderazione. Se non vogliamo adunque cangiar significato a tutte le parole, il che metterebbe la società in una Babele, anzi in un caos; egli è duopo confessare che questo nome male vi sta, e voi mai e poi mai vi potrete chiamar moderati. Sì, liberale settario, e moderato sono parole contradittorie, che non potranno giammai in una sola persona convenire.

Quando ancora però questa parola vi convenisse, credereste voi che la vi facesse onore? No, certamente. La moderazione, se in ogni altra cosa sia

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