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Plinio, che scrive nel libro xXXIII, 3, 13: Libralis, unde etiam nunc Libella dicitur et Dupondius, adpendebatur Assis, lo chiama Libella dall' antico peso, e dal nuovo viene appellato Sicilicus da Petronio nel passo sopra allegato, e da un'iscrizione del Muratori (p. 1063, 1): DECVRIONIBVS NESCANENSIVM SING. HS. X.... ITEM SERVIS STATIONARIIS. SING. X. SICILICOS. Ma il suo nome più comune restò quello di As, e con questo viene ricordato dalla legge del Collegio di Diana e di Antinoo dell' anno 886 (Cardinali, Dipl. p. 264, n. 510): QVISQVIS IN HOC COLLEGIVM

la mia bellissima pesando gram. 13. 40, benchè l'Eckhel, non badando alle facce giovenili del novo Cesare e di M. Agrippa, nè al cocodrillo allusivo alla recente conquista dell' Egitto, l'abbia differita dopo il 751, ingannato dal P P che in alcune di esse si vede, ma fuori di riga. Io penso che si abbia da interpretare non Pater Patriae, ma bensì Permissu Proconsulis, cioè della Narbonese, anzi di Messala Corvino, ch'era tale a quel tempo, detto espressamente PROCOS nelle tavole trionfali Capitoline. E mi conforta il riscontro delle contemporanee medaglie d'Africa, ove quel permesso e quelle sigle sono ora divenute così comuni anche nelle lapidi, e delle quali si comincia a trovare qualche esempio anche sui marmi della Sicilia; certo essendo che le zecche delle provincie, per essere operose, ebbero bisogno di una speciale licenza, la quale ora si espresse, ora si tacque » (v. Borghesi, Decad. x oss. 4). Fra le molte monete di Nemauso, che trovansi nel R. Museo Estense, poche oltrepassano i 13 grammi; mą notevole parmi una di esse assai ben conservata, che aggiunge al peso di gram. 16. 60, onde creder potrebbesi un Tresse, anzi che un Dupondio.

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INTRARE VOLVERIT DABIT CAPITVLARI NOMINE HS C⚫ N... ITEM IN MENSes SINGulos Asses V. (106) Il suo corso nei secoli imperiali viene anche certificato da una folla di scrittori. Bastino Plinio (H. N. x1x, 4. 19): Cibus uno Asse venalis; (XXXI11, cap. 13): Vilissimum genus lomenti quinis Assibus aestimatum; Tacito (Annal. 1, 17): Denis in diem Assibus; Plinio giuniore (11. Epist. 20): Assem para; Marziale (1. Epigr. 104): Asse cicer tepidum constat; Giovenale (Satyr. XI, v. 145): Plebeios calices et paucis Assibus emptos. Da principio conservò nel diritto l'antico tipo della testa barbata di Giano, anche coll' I interposto, in quelli che si credono stampati in Sicilia dopo

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(106) Ne giovi qui rapportare parte del curioso dialogo di L. Calidio Erotico mulattiere con la ostessa, che leggesi inciso in un antico marmo d' Isernia di recente pubblicato dal ch. cavaliere Avellino (Bull. arch. Napol. An. v1, p. 93, tav. 1, n. 4): COPO COMPVTEMVS, HABES VINI DI· PANI A I· PVLMENTAR A II CONVENIT — FAENVM MVLO A II ISTE MVLVS ME AD FACTVM DABIT. Notisi, ch'egli stassi, vestito di mantello o penula fornita di capuccio, tenendo per la cavezza il suo mulo impaziente di andarsene. Non è a far caso, che uomo di cotal fatta abbia bevuto del vino per un Denario, o sia per xvi Assi, mentre ch' egli non ha mangiato che per un Asse di pane e per due Assi di companatico, ed il suo mulo per due Assi di fieno. L'ultime parole riescirono oscure anche al dotto editore, e molto più a me. La voce COPO, a detto di Carisio, era di genere comune (Charis. p. 47 Putsch.); e quivi è in genere feminile, poichè la persona a colloquio con Erotico ha sembianze e vesti feminili.

l'espulsione di Sesto Pompeo, che portano ordinariamente un nome entro una corona di lauro nel rovescio. Non avendone io che troppo pochi, per portarne un equo giudizio, mi diressi al signor Barone d'Ailly, che dopo l'acquisto della collezione Recupero doveva esserne ricchissimo, il quale gentilmente mi trasmise il seguente peso medio di quelli da lui posseduti, e che ho trovato soddisfacente allo scopo.

1. M'•ACILI ·Q (sopra quattro esemplari), gr. 5. 85. 2. MANOR, in monogr. (sopra 3), gr. 5. 09. 3. 3. L AP, in monogr. (sopra 6), gr. 5. 97.

4. Q B (sopra 1), gr. 6. 78.

5. NASO, in due linee, (sopra 3), gr. 7. 65. 6. NASO in una linea sola (sopra 1) gr. 6. 70. 7. P⚫TE, in monogr. Lupa coi Gemelli (sopra 3) gr. 5. 69. Quello ch'io tengo di questi ultimi, ben conservato, sorpassa i sei grammi. Conviene peraltro concedere, che l' Asse dopo la caduta della libertà fu poco in uso nella zecca di Roma; ed io non ve lo trovo stampato innanzi Nerone (Eckhel, T. VI, p. 282, a cui però si ha da aggiungere l'altro tipo con Roma sedente e l'epigrafe PONTIF MAX cet); il quale imperatore, perchè forse dopo tanto tempo poteva parere una novità, vi fè segnare il valore monetale I, aggiungendo contemporaneamente, per distinguerlo, la nota II al Dupondio. Non lo incontro di poi se non sotto Traiano col rovescio di un S C entro una corona di lauro e la leggenda attorno DAC PARTHICO P M TR P. XX COS VI P P. Quello che io conservo è del modulo 6 secondo il Mion

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net, e quantunque bello stenta a toccare i sette grammi. Decio in fine lo rinnovò; e non sono molto rari quelli che fece imprimere col tipo di Marte o del Valore che sia. Al contrario egli è comunissimo nelle zecche coloniali e Greche fino dopo Gallieno, e in Egitto fino a Diocleziano; e la loro copia potè anche bastate all'uso della capitale ».

« V. Il Semisse, ο Ασσαριον ημισυ, ο Δραγμη, di gr. 3. 399; che si divideva in due Quadranti. Il signor de Rauch, in aggiunta alle medaglie dei Prefetti della flotta di M. Antonio, negli Annali dell' Instituto archeologico del 1847 (T. XIX, p. 283), ne ha pubblicato una piccolissima di Oppio Capitone di cui dice trovarsi un'altra nel museo Wellenheim, colla testa gemina di Antonio e di Ottavia, e con un rostro di nave nel rovescio con sotto due globetti. Le ho già detto che ne posseggo una simile di L. Bibulo, che avendo una grossa patina, e abbondando di metallo, pesa gr. 4. 23, colle stesse teste nel diritto: ma, invece del rostro, nella mia è un Chenisco o Anserculo, di cui vegga lo Scheffero (de Milit. nav. P. 11, cap. 6), (107) apparendovi chiaramente gli occhi e il becco dell' uccello. Mostra anch'essa gli stessi globetti, ma l'uno sopra, l'altro sotto il Chenisco. A motivo di essi il Rauch l'ha creduto un Sestante; ma io osservo che dopo l'istituzione del Sesterzo di rame il Sestante cessò

(107) Veggansi anche i dotti Ercolanesi (Bronzi T. 1, in fine, Modello di una nave p. 9, not. 33), e Fabretti (Columna Traian. p. 116, 117), e lo Schneider (Lexic. Gr. v. Xnvioxos).

d'esistere, ed inoltre le altre medaglie dei Prefetti ci provano ch'essi conteggiavano il valore non dalla moneta più grande, ma dalla più piccola. (108) Per me dunque è un mezzo Assario; e i due globetti significano che valeva due Quadranti. Come le altre metà monetarie, che non ebbero un nome proprio, è pochissimo ricordato dagli scrittori, ed io sotto il principato non saprei citarle se non che indirettamente Marziale (x1, Epigr. 105). I triunviri di Augusto ne fabbricarono grandissima quantità, che porta comunemente per tipo l'incudine; e il Barone d'Ailly, che ne ha pesato 229, me ne dà per peso medio gr. 3. 08. Nerone è il solo, che secondo il suo costume abbia segnato in quelli col rovescio del Certame quinquennale la nota del valore Semis. Se ne trovano senza grave difficoltà di tutti quasi gl' Imperatori fino ad Antonino Pio; ed il Mionnet ne ha aggiunto uno di M. Aurelio colla testa di Giove Ammone, e un altro di Caracalla colla clava entro una corona, ch'è l'ultimo ch'io conosca di conio Latino. Tanto da lui, quanto da altri, molti se ne riferiscono di prencipi anche posteriori, ed io stesso ne serbo una cinquantina da M. Aurelio a Volusiano. Ma tutti questi non sono Semissi, bensì anime di Denari foderati, che hanno perduta la foglia d'argento soprapposta, come apparisce dalla mancanza del S C, e dal

(108) Se altri amasse meglio di ritenere i due globetti per segno di Sestante, può supporre impresse queste monetine prima del 716 0 717 di Roma (v. la prec. nota 99).

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