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III. Allocuzione di Nostro Signore Papa Pio IX dei 20 aprile 1849, con in fine una esposizione della medesima, del P. S. S. G. Seconda edizione. Alcune note intorno agli avvenimenti dei quali si parla nell' Allocuzione Pontificia dei 20 aprile 1849, fatte da persone presenti agli avvenimenti medesimi. Risposta ad alcuni giornali svizzeri. - Corrispondenza diplomatica sopra il decreto della notte degli 8 febbrajo 1849. Modena dalla tip. Vincenzi 1850 (in un solo volume).

Nel primo annunzio che si ebbe tra noi di questa ristampa, fu detto che « erano documenti atti a restituire la vista a parecchi ciechi, ed a conservarla a chi venturosamente non l'avesse perduta. » E fu detto con verità; perocchè dal ragionamento istituito sopra la evidenza de' fatti non vi ha sano intelletto e sincero cuore che si possa con perseveranza schermire. Ma i ciechi volontarj? Ahimè! costoro non che stringere gli occhi in faccia alla luce, abbrancano quanti possono per trarli giù seco nel precipizio. E da costoro sapessero almeno difendersi in questi pericolosissimi tempi coloro che la Provvidenza ha posti, in qualsivoglia grado, alla guardia de' popoli! Ad essi va la conchiusion d'un sapiente che fra l'altre opportune cose troviamo a queste pagine consegnata: «< Supplichiamo che il Signore illumini tutti i Principi della terra (e così tutti quelli che hanno parte ne' loro consigli) a conoscere ch' essi DA LUI TENGONO IL POTERE E SONO MINISTRI SUOI; che però non isperino di avere a buon diritto soggetti i popoli, se prima non si mantengono essi medesimi soggetti a Dio e a chi lo rappresenta nell' ordine più nobile e più sublime dello spirito, fine dell'ordine materiale e terreno del principato; che a quello precipuamente tengano rivolta la mira nell'amministrazione della cosa pubblica, promovendo d'ogni tempo e per ogni dove la virtù, la giustizia, la reli

gione; e si persuadano che quando avran Dio dalla parte loro, avranno anche i popoli; come non avranno nè Dio nè popoli finchè per tema o per politica vorran blandire le sette e risparmiare ai settarj le pene reclamate dall'umana e dalla divina giustizia. >>

IV. Il Cattolicismo e la Demagogía italiana. Roma, 1849.

La medesima operetta corretta ed ampliata. Ferrara, 1850, per Domenico Taddei.

Ecco un altro de' libri che dovrebbero essere cibo cotidiano di coloro qui esuriunt et sitiunt justitiam. Imperciocchè se uno capace di leggere e d' intendere, creda pure non aver bisogno di ritirarsi dalle vie delle tenebre, nelle quali per Divina grazia non pose il piede; l'amor del vero e la carità del prossimo lo impegnano a procurarsi, co' semplici e spediti mezzi di queste letture, un buon capitale per esercitare le tre prime opere della misericordia spirituale, in un tempo che si è pe' malvagi demagoghi sì tristamente abusato della credulità, per non dire fatuità, di una ignorante e superba generazione; e che tante menti sono rimaste ingombre da una folla di dubbiezze e di errori intorno a' più vitali principj della civil compagnia ed a fatti che non di rado sono sotto gli occhi loro medesimi, od almeno a brevi distanze, per la nostra penisola, succeduti. Illuminata una famiglia, il disinganno si può tante volte stendere ad un' intera comunanza; e ben mostrano di conoscere la potenza di questo spediente, per un fine al tutto contrario, gli emissarj di Satanasso, quando mandano attorno fino a' più remoti ed umili casolari la pestifere loro carte. Figli della luce, non vi lasciate vincere nell'accortezza da' figli del secolo, e d'un secolo quale è il nostro!

V. Il libro del popolo, ad ammaestramento di ogni classe di persone. Fuligno, tip. Tomassini, 1850. A questo povero popolo, per tante guise traviato, adulato e tradito, bisogna ora più che mai la parola della istruzione,

dell'ammonimento, del disinganno. A questo salutare oggetto potrà, fra le altre, acconciamente servire l'annunziata operetta. Essa è divisa in tre parti. La prima risguarda i fondamenti della Chiesa Cattolica, e la sua gerarchía; la seconda, i governi civili; la terza, i diritti e i doveri del comando e della obbedienza. Scritti di questa natura e di questa mole rispondono mirabilmente alle insinuazioni del Vicario di Nostro Signore in quella Enciclica degli 8 dicembre 1849 (vedila nell' anteced. nostro volume a facc. 372) che sola basterebbe a qualificare un'epoca luminosa nel supremo Pontificato: Ad ipsam vero pravorum librorum contagionem comprimendam, perutile erit, Venerabiles Fratres, ut quicumque penes vos sint insignis sanaeque doctrinae Viri alia parvae item molis scripta, a vobis scilicet antea probata, edant in aedificationem fidei ac salutarem populi instructionem. At vestrae hinc curae erit ut eadem scripta, uti et alii incorruptae pariter doctrinae probataeque utilitatis libri ab aliis conscripti, prout locorum ac personarum ratio suggesserit, inter fideles diffundantur.

VI. Risposta a Vincenzo Gioberti sopra le lettere di S. Carlo Borromeo, di Giuseppe Boerio della Compagnia di Gesù. Roma, tip. Marini e Morini, 1849.

Il P. Boerio, che aveva già renduto buoni servigi alla storica verità colla sua Dissertazione sopra S. Giuseppe Calasanzio e il P. Pietrasanta Visitatore delle Scuole Pie, ha ora colla produzione di fatti certi e di autentici documenti rivendicato alla Compagnía l'amore e la stima del santo Arcivescovo di Milano, statole sempre affezionatissimo padre e benefico protettore. Saranno chiuse per questo le bocche de' malignanti? No certamente, perchè note sono pur troppo le proprietà dell' ingiustizia e dell'odio. Ma senza ciò, quello che in certo senso deve parer più grave e pungente, si è trovarsi a fronte d' nn'altra classe d'uomini, moltiplicata a dismisura nel nostro tempo, la quale non prende parte contro all'inno

cenza ed alla giustizia, ma non può soffrire le apologie di quell' Ordine religioso, nè tante altre che la perversità degli odierni giudizj rende più che mai necessarie. A costoro che riconoscono l'atrocità delle calunnie, ma pur tacciano d'imprudenza il ribatterle, dimostra l'Autore l'irragionevolezza e l'inconseguenza della loro opinione; e le poche pagine a questa rimostranza assegnate, basterebbero a rendere opportuna ed importante la sua operetta. Noi qui ne trascriviamo gli ultimi periodi :

«Non può negarsi a veruno il diritto, che si ha dalla natura, di mantener salda la sua fama contro le maligne imputazioni degli avversari; e l'angelico S. Tomaso, parlando di quelli che attendono alla salvezza de' prossimi, non dubita di affermare che ciò sia per essi non solamente di convenienza, ma di stretto obbligo. E pure, scriveva fin da ducento anni fa il Bartoli, v'è chi vorrebbe che noi, trattati peggio di Giobbe da mani niente più discrete di quelle del demonio suo carnefice, non avessimo neppur come lui derelicta labia circa dentes, per dir parola d'innocente difesa; ma che, come il Nazianzeno disse del filosofo cristiano, a chi ci batte porgessimo non solo la seconda gnancia, ma anco la terza, benchè non l'abbiamo. Così, o parliamo, e siamo vendicatori; o taciamo, e ci confessiamo rei, interpretandosi il tacere non mansuetudine che non voglia, ma a confusione che non sappia dir nulla per sè. Così egli, ed io con lui, aggiugnendo in fine che l'esperienza dei tristi effetti che sono derivati da questa mal intesa prudenza di tacere e non far niente, per non far peggio, dovrebbe ormai bastarci a far senno, e a difendere con fortezza l'onore di Dio, dei Santi, e della Chie

sa. ))

INVITO AI CATTOLICI ITALIANI

« In grande e santo coraggio del venerabile Arcivescovo di Torino, scriveva, or sono pochissimi di, l'Univers, riempie di ammirazione tutti i cuori cattolici. Prigioniero per la causa della Chiesa, egli rinnova i santi esempj di sofferenza, di bontà e di costante fermezza, che di età in età mantennero sino a noi que' diritti della coscienza cristiana, dinanzi a cui vennero meno tutti gli attentati della tirannide. » E sollecitato da molti, tocchi dal combattimento che sostiene il pio ed illustre Arcivescovo, apriva nel suo uffizio una sottoscrizione che fornisce i mezzi di presentare al Confessore di Gesù Cristo una Croce, « la quale sarà sul suo petto un segno della loro venerazione ed una memoria delle sue lotte per la libertà della Chiesa. E all' Univers si univa tosto l' Ami de la Religion: e i due giornali cattolici hanno già pubblicato liste di pietosi oblatori, sulle quali figurano persone di ogni classe, uomini e donne, servi e deputati, preti e Vescovi.

Una terza sottoscrizione apriva, il 27 maggio, la generosa Armonia che dalle persecuzioni trae nuove forze a combattere sulla breccia le guerre di Dio: e poichè molti ancora sono i fervorosi Cristiani in Piemonte, potranno offerire al santo prigioniero un pastorale, pubblica testimonianza del rispettoso attaccamento, dell' inalterabile divozione e dello schietto amore, alla prova di ogni contraria fortuna, che al buon Pastore professa la fedele sua greggia.

O piissimi Modenesi, o voi tutti che nelle altre regioni d'Italia mantenete vive nel cuore la fede e la carità cattolica, imitiamo i nostri fratelli di Francia e del Piemonte. Membra anche noi di quello stesso corpo, del quale monsig. Fransoni è una delle glorie più belle, mostriamoci tali solennemente. Le offerte non le potrebbero raccogliere i giornali, che nelle diverse parti della penisola propugnano con tanta sapienza ed amore la causa cattolica e che già del santo Prelato celebra

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