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rie non solamente impedisce (1) le singolari parte, (2) ma tutta la provincia guasta; (3) e secondo che dice Gesù Seraca provincia rinnuova (4) e muta gente e signoria per le 'ngiure e le malvascitadi (5) che si fanno. E non solamente ti dei guardare e cessare di dire e di fare ingiura altrui, ma dei contrastare a colui che la vuole fare altrui, se fare lo puoi comodamente, sì come dice Tullio: due sono le generazioni (6) della 'ngiura: l' una si è di coloro, che la fanno: l' altra di coloro, che la possono stroppiare, (7) e non la stroppiano; e tauto hae di fallo chi non contrasta alla 'ngiura, come chi abbandona lo padre e la madre e li amici. E se altri ti dirà ingiura, dei tacere; e per ciò scrisse Agostino nel libro del sommo bene: più èn (8) graziosa cosa a fuggire e cessare la 'ngiura tacendo, che soperchiarla rispondendo. Nella decima parte richiedi non tu diche paraula da commettere briga. (9) Nell' undicima (10) parte richiedi non diche paraula d' ischernire dell' amico nè del nemico, nè d'altrui. E per ciò è scritto: lo buono amico, s'elli è schernito, piùe gravemente s' aira, (11) e 'l nemico, , per le scherne di lui fare, (12) piuttosto verrebbe alle paraule ed a ciascuno dispiacere, s'elli è schernito, sì che Ï' amore menima (13); e secondo l'argoglio (14) dell'amore se li menima, (15) tosto viene meno. E certo per ischerne tosto ti sarebbe ditto cosa che non vorresti udire. E Salamone disse: chi schernisce altrui, non puote campare (16) ch'elli non sia ischernito. Nella dodicesima parte richiedi non diche paraule d'inganno; e per ciò disse lo profeta: disperda Dio tutti li ditti d'inganno, e le lingue mal parlanti. Nella tredicesima parte richiedi non diche alcuna cosa soperbia (17). E Salamone

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(1) Il verbo singol. impedisce è retto dal nome plur. le ingiurie. Vedi le Nozioni Preliminari, Vol. I. pag. LVII. L'originale latino ha: injuriae namque et contumeliae tam pessimae sunt, ut non solum cuilibet singulariter noceant, sed et regnum propterea destructionem et mutationem patiatur. (2) Per parti, al modo della plebe Fiorentina (3) Cioè guastano. (4) Si rinnuova. (5) Malvagitadi. (6) I generi. (7) Impedire, stornare. L'originale latino: si possunt, non propulsant. (8) En per ene, che i contadini Pistojesi dicono tuttavia per é. (9) Il traduttore anonimo: la decima cosa si è, che tu non dei dire parola dogliosa. (10) Da undici, per undecima. (11) Adira. (12) Cioè, per le scherne fare di lui. Scherne in luogo di scherni. Oggi non si usa che in mascolino (13) Menoma, scema (14) Per orgoglio, voce ancor viva tra la nostra plebe. (15) Cioè, secondo l'orgoglio dell'amore proprio si scema l'amore verso l' altro amico. (16) Sfuggire. (17) Per soperba ossia superba, che si trova in altri scrittori, ed è in uso tuttodi nel Contado.

disse: là u' (1) e la soperbia, quin' (2) è la nequitade; (3) e uv' (4) è umilitade, quin'è 'l savere. E Giobo (5) disse: poscia che la soperbia monta al cielo, e 'l suo capo tocca li nuvili, (6) conviene che divegna neiente (7) nella fine. E Gesù Seraca disse: odievile (8) è dinanzi da Dio e dalle genti la soperbia. Appresso dei richiedere non diche paraula oziosa; e per ciò è scritto di ciascuna paraula oziosa renderemo rascione. Adonqua sia la paraula tua vera e non vana, e sia rascionevole (9) e dolce, e soave e molle, e non dura, bella e non sozza, nè ria, nè d'inganno, non piena d'ingiura o d'ischerne, e di soperbia. E questo ti doe (10) per ammaestramento, (11) chè non è da credere che noi possiamo fare tutte le cose, che sono contra li buoni costumi, sì come dice la legge: quelle cose, che sono sozze a fare, non sono oneste a dire; per ciò nolle (12) debbiamo (13) dire: ma le oneste cose sempre debbiamo dire non solamente intra li strani, (14) ma intra' tuoi; nè ancora paraule non oneste intra' suoi de' usare chi tra li strani vuole dire oneste paraule; con ciò sia cosa che in tutte le cose e tutte le parti della vita l'onestade sia bisogno. E certo molti assempri sopra questa paraula Che si potrebbe dire; ma quello che n' ho ditto ti basti.

(1) Ove, troncato dal lat. ubi, che anticamente si disse in verso e in prosa. Oggi è rimasto solo alla poesia. (2) Per qui, voce de' nostri Contadini. (3) Niquitade, iniquitade. (4) Per ove, e si ode tuttavia, nel Contado. (5) Giob. (6) Per nuvoli. Vedi le Nozioni Preliminari, Vol. II. pag. XXXV. (7) Niente, frequentissimo negli Antichi. (8) Per odievole. (9) Ragionevole. (10) Do. (11) Qui l' Autore vuol dire ch'egli non dà tutti questi avvertimenti al suo figliuolo, perchè suppongalo peccatore in tutti i vizj, che gli insegna fuggire ed emendare; ma soltanto per ammaestramento; giacchè soggiunge; non è da credere che noi possiamo fare tutte le cose che sono contra i buoni costumi. (12) In vece di non le, per maggior liscezza di lingua; e così pronunzia la nostra plebe. (13) Debbiamo per dobbiamo fu usato pure dal Casa nell' Orazione a Carlo V. e da Guidotto nella Rettorica. Dobbiamo però è creduta la voce più pura. (14) Estranei.

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LO LIBRO

DEL CONSOLAMENTO E DEL CONSIGLIO. (1)

I.

Del vero consiglio e del consolamento.

Per ciò che sono molti che nell' avversitade e nelli tribulamenti sì s'affliggono, e che in loro perturbamento d'animo non hanno consiglio nè confortamento, nè d'altrui n' aspet tano, e sì si contristano che di male in peggio caggiono, (2) perciò a te, figliuolo mio Giovanni, lo quale vuoli essere medico di fedite, (3) ispesse volte trovi di quei cotali, cotali, (4) alquante cose per mia scienza (5) ti mostro, per le quali alla speranza (6) di Dio potrai a te e altrui fare prode (7) e dare consolamento e questa è la simiglianza.

Uno giovane, lo quale ha nome Melibeo, uomo potente e ricco, lasciando la moglie e la figliuola in casa, le quali molto amava, chiuso l'uscio della casa, andossi a trastullare; (8) tre suoi nemici antichi e suoi vicini vedendo questa cosa, appose (9) le scale e intrando per la finestra della casa, la moglie di Melibeo, la quale avea nome Prudenza, fortemente battero, e la figliuola sua fedita (10) di cinque piaghe, cioè nelli occhi, nelle orecchie, nella bocca, nel naso e nelle mani, e lei quasi morta lasciando, si partiro. (11) E ritornato Melibeo, vedendo ciò, incominciò a gran pianto (12) li suoi capelli ti

(1) Questo Trattato si rassomiglia ad una specie di Romanzo morale, essendo scritto a dialogo, dove i principali interlocutori sono Melibeo e Prudenza. (2) Per cadono: oggi si concede solo al poeta. (3) Ferite. Il trad. anonimo: lo quale t'adoperi nell'arte di cirurgia. (4) Cioè che s' affliggono ec. Qui la sintassi non corre bene. Il trad. citato ha: se per istagione cotali persone trovi. (5) Secondo la mia scienza. L'Orig. latino: pro modulo meae scientiae. (6) Colla speranza. (7) Voce antica per prò, utilità, vantaggio. (8) A sollazzarsi, a divertirsi. (9) Per apposte dal lat. apponere, apporre, accostare, appoggiare. Nel contado Pistojese dicono tuttora poso per posto; e come posto è sincope di posito, così di posto è sincope poso. (10) Ferita. (11) Andarono via. (12) Con gran pianto.

rare (1) e i suoi vestimenti isquarciare sì come pazzo. E la sua moglie ancora che tacesse incominciò lui a castigare, (2) e quelli sempre più gridava; e quella rimase (3) di castigarlo ricordandosi della paraula d' Ovidio de Amore (4) che disse: lascia che l'uomo irato s'addimestichi con l'ira, e s'empia l'animo, e sazilo d' ira e di pianto, e allora si potrae temperare con paraule. E quando lo suo marito di piangere cessasse, (5) incomincia la Prudenza lui a ammonire dicendo: matto, perchè impazzi e perchè lo vano dolore ti costringe? lo tuo pianto non accatta (6) nè leva alcuno frutto: (7) tempera lo modo e 'l pianto tuo, forbi le tue lagrime e guarda che (8) fai; non pertiene a savio uomo che gravemente si doglia, e la tua figliuola alla speranza di Dio bene guarrà: (9) ancora se morta fosse, non per lei ti dei tu distruggere. Per ciò dice Senaca : non si distrugge l' uomo savio per perdita di figliuoli e delli amici: con quelli (10) medesmo animo ti soffera (11) della loro morte, con che aspetti la tua; ed io voglio che tu lasci anzi lo dolore, che 'l dolore la sci te; e rimanti di fare queste cose che, poscia che (12) tu le volessi lungamente fare, non potresti. Melibeo rispuose: chi trebbe in sì grande dolore costringere (13) le lagrime e 'l pianto? Mal nostro Signore Dio di Lazzaro amico suo nello spirito si dolse e lagrimoe. E Prudenza disse: lo temperato pianto da coloro che sono tristi, e intra loro, non è vietato: (14) anzi è conceduto secondo che disse san Paulo nella pistola ai Romani: rallegratevi con coloro che sono allegri, e piangete con coloro che piangeno. (15) E ancor Tullio disse: propia cosa è dell' animo bene costituto. (16) di rallegrarsi delle buone cose e dolersi delle contradie (17); ma piangere e molte lagrime ispargere sì è vietato. Il modo di servare (18) è trovato da Senaca, che

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(1) Strappare, svellere. (2) Qui in senso di ammonire. Costruisci: e la sua moglie incominciò ad ammonire lui che tacesse. (3) Cessò. (4) 11 testo latino recordata de verbo Ovidii de remedio Amoris. (5) Risponde al lat. cum cessaret, cessando. (6) Acquista. (7) Orig. latino: Stulte, quid insanis, quid te dolor urget inanis? Acquirit gemitus praemia nulla tuus. (8) Ciò che. (9) Guarirà. Vedi il Vol. I. pag. XLVI. (10) In vece di quello, come Dante nel C. IX. dell' Inf. disse stessi per stesso. (11) Imperat. da sofferare detto anticamente per sofferire. Soffriti la loro morte ec. (12) Cioè, quand' anche. (13) Raffrenare. (14) I trad. anonimo: lo temperato pianto dal tristo ove sia intra li tristi non si vieta, ma si concede. (15) Desinenza antica, per piangono. (16) Ordinato. L'Orig. latino: Et Marcus Tullius dixit: proprium est animi bene constitutiet laetari bonis rebus et dolere contrariis: plorare autem ac lacrimas multas fundere prohibitum est. Modus vero a Senecha inventus est servandus ‹ (17) Contrarie; voce della nostra plebe. (18) Da servare, da osservare.

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disse: non siano secchi (1) li occhi quando perdi l'amico, che non discorrano da lagrimare, e non da piangere; (2) e anzi che perder l'amico, riparalo secondamente che (3) 'l puoi fare: e più santa cosa è riparare l'amico che piangerlo; e acciocchè saviamente vive (4), la tristizia di questo secolo dall' animo tuo al tutto (5) discaccia. E Gesù Seraca disse: molti uccide la tristizia, e non è utilitade in lei. E altrove disse: l'animo allegro mena gioiosa vita, e lo spirito (6) tutte dissecca le ossa. E Salamone disse: sì come la tignola al vestimento e 'l verme al legno, così la tristizia nuoce al cuore dell' uomo. E ancora: non contristare l'uomo giusto di ciò che li avvegna ; i malvasci (7) sempre sono pieni di male. E Senaca nelle pistole disse: neuna cosa è più matta che accattare fama di tristizia le lagrime approvare: e neuna cosa al savio puote avvenire che lo contristi; stae (8) dritto sotto ciascuno carco, (9) sì come avvenne al beato Giobo, lo quale quando tutti li figliuoli e tutte le sue sostanze ebbe perdute, e ancora (10) molte avversitadi nel suo corpo avesse sostenute, sempre fue dritto, (11) e rendeo lode a Dio, dicendo: Dio mi diede, e Dio mi tolle; (12) e quello che a Dio è piaciuto, è fatto: sia lo nome di Dio benedetto e ora e sempre. E per ciò non ci debbiamo troppo dolere de' figliuoli, nè delle altre cose che perdiamo, da che quello che avviene altrui, non si puote mutare per dolore; ma maggioremente ci devemo rallegrare di quello che avemo, che dolere di quello che perdiamo. Unde uno volendo lo padre consolare della morte del figliuolo, disse: non piangere perchè tu abbie (13) perduto buono figliuolo, ma rallegrati che lo avesti cotale. (14) E Senaca disse: neuna cosa viene più tosto (15) in odio che 'l dolore: lo fresco dolore volentieri vuole consolamento; dello vecchio se ne fae beffe, o ch' elli è matto, o elli s' infinge. E certo la tristizia di questo secolo dei discacciare da te; perciò che san Paulo disse nella pistola seconda ad Corizios: la tristizia del secolo per neuno modo dei

(1) Asciutti. (2) Il trad. anonimo: non istieno le lagrime de' tuoi occhi per l'amico perduto; da lagrimare è, ma non da piangere. (3) Secondo che. (4) Tu viva. (5) Interamente. (6) Manca qui certamente l'aggiunto tristo, come ha il trad. anonimo. (7) Malvagi. (8) Egli, cioè il giusto sta dritto. (9) Carico, peso. Nell' Orig. latino. Stat rectus sub quolibet pondere. (10) Ancora che, ancorchè. (11) Stette diritto, non piegò sotto il peso. (12) Toglie, dall'antico tollere. (13) Tu abbia. (14) Cioè huono. (15) Più presto.

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