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nuovo di roba tutta bianca, e in su uno palafreno bianco, giugnendo appiè del ponte Vecchio dal lato di qua, appunto appiè del pilastro ov' era la 'nsegna di Marti ec. » E di questo passo va, poco più poco meno, nel giovarsi ch' egli fa di tutta la Storia di Ricordano.

CAP. CVII.

Come Federigo secondo fu coronato imperatore.

Negli anni di Cristo sopradetti (1) il die di santa Cicilia (2) fue coronato imperatore a Roma Federigo secondo Re di Cicilia, (3) figliuolo dello imperatore Arrigo di Soavia, (4) e della imperatrice Gostanzia, (5) per papa Onorio terzo. E nel principio questi fue amico della Chiesa, e bene dovea essere, (6) tanti beneficj e grazie avea da essa, e per la madre ebbe il detto reame di Čicilia e di Puglia. (7) Questo Federigo regnò anni XXX; e fue molto ingrato verso la Chiesa, e fue figliuolo di monaca sagrata, (8) siccome a drieto dicemmo, e fue ardito e franco e di gran valore, e di scritture e di senno naturale fue savissimo, e seppe la lingua nostra latina, e 'l nostro volgare e Tedesco, Francesco (9) e Greco e Saracino, e di tutte vertudi copioso, largo e cortese: ma fue dissoluto in lussuria, e tenne

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(1) MCCXX. (2) Cecilia. (3) Cioè Sicilia. (4) Soave e Soavia dissero i nostri antichi per Svevia, e Fazio nel Dittamondo ha Suapia. (5) Costanza. (6) Cioè amico della Chiesa. (7) Costanza era zia paterna di Guglielmo II. Re di Napoli e di Sicilia, il quale vedendosi mancare la successione legittima al trono per non aver prole, diede in moglie la detta Costanza ad Arrigo V. figlio di Federigo Barbarossa. Da Costanza nacque Federigo II. il quale dopo la morte del padre fu coronato re di Sicilia. (8) Fatta sacra, consacrata a Dio, perchè Costanza si era fatta monaca in Palermo, ma fu tratta a forza dal monastero e data in moglie ad Arrigo V. Svevo imperatore. Dante così parla di lei nel C. III. del Paradiso:

Sorella fu, e così le fu tolto

Di capo l'ombra delle sacre bende.

Ma poi che pur al mondo fu rivolta

Contra suo grado e contra buona usanza,
Non fu dal vel del cor giammai disciolta.

Quest' è la luce della gran Gostanza,

Che del secondo vento di Soave

Generò il terzo, e l'ultima possanza.

Cioè, la quale della seconda gloria della casa di Soave, ossia di Svevia, cioè di Arrigo figlio di Federigo Barbarossa, che ne fu la prima, generò la terza, e l'ultimo imperatore di quella famiglia, che fu Federigo II. (9) Francese.

molte concubine, e mammalucchi a guisa di Saracini, e 'n tutti i diletti corporali si diede, e quasi vita epicura (1) tenne, non facendo che mai fosse altra vita. E questa fue principale cagione perchè divenne nimico de' cherici e di santa Chiesa. E ancora volle occupare le ragioni (2) di santa Chiesa per male ispenderle, e molte chiese e monisteri distrusse nel regno di Cicilia e di Puglia, e per tutta Italia egli sottomise santa chiesa molto forte: (3) e fue permissione di Dio, perchè erano stati operatori i rettori di santa Chiesa ch' egli nascesse di Gostanzia monaca sagrata, e non si ricordò (4) delle persecuzioni che i suoi passati (5) aveano fatte alla Chiesa. Questi (6) fece cose nobili al suo tempo, e fece in tutte le terre e città di Cicilia per una (7) uno forte castello, e fece il castello di Capova, (8) e le torri e porte sopra il ponte del fiume del Voltorno, (9) e fece fare il castello di Prato, e la rocca di santo Miniato molte altre cose. Ed ebbe due figliuoli della prima sua donna (10) Arrigo e Currado, (11) che ciascuno (12) fece a sua vita (13) eleggere re de' Romani. Della figliuola di Giovanni re di Gerusalem ebbe Giordano re, e d'altre donne ebbe Federigo, figliuoli onde sono coloro che si chiamano il legnaggio (14) d' Antiocia, (15) il re Enzo e re Manfredi, ch' assai furono nimici di santa chiesa in sua vita. Egli e' (16) figliuoli signoreggiarono (17) con molta vita mondana, (18) ma alla tine egli e' suoi figliuoli pegli (19) loro peccati capitaron (20) e finiron male, e spersesi la sua progenie.

CAP. CLXXI.

Come i Fiorentini feciono oste (21) a Siena.

Appresso il mal consiglio per lo popolo (22) che l'oste si

e

(1) Epicurea. Federigo II. stimò l'anima morire col corpo, e perciò Dante nel C. X. dell' Inf. lo chiuse dentro un sepolcro ardente nel cimitero di Epicuro:

Qua entro è lo secondo Federico .

(2) I diritti, i beni. (3) Sottomise molto fortemente la chiesa. (4) Non si ebbe in memoria dai detti rettori; ovvero, e la chiesa non si ricordò. (5) Antenati. (6) Cioè Federigo. (7) Per ciascuna. (8) Capua. (9) Volturno. (10) Moglie. (11) Corrado. (12) Cioè ciascuno dei quali fece ec. (13) In sua vita, egli vivendo. (14) Schiatta (15) Antiochia. (16) Ei. (17) Dominarono, regnarono. (18) Mondano qui vale dissoluto, lascivo. (19) Per gli. (20) Incontrarono mala ventura. (21) Far oste sopra un paese vale muoversi a combatterlo con un esercito. (22) Messer Farinata degli Uberti e Messer

facesse, richiesono loro amistade (1) d' aiuto, e i Lucchesi sforzatamente (2) a piè e a cavallo, Bolognesi, Pratesi, Pistolesi, (3) Samminialesi e Sangimignanesi e Volterrani e quei da Colle, che erano in taglia (4) col popolo e Comune di Fiorenza: e 'n Fiorenza avea (5) DCCC. cavalieri cittadini, e più di DC. cavalieri soldati a cavallo. E raunata la gente, si partì l'oste all'uscita (6) d' Agosto, e menarono per pompa il Carroccio (7)

i

Gherardo Accia de' Lamberti, fuorusciti Ghibellini, con consentimento de' capi del governo di Siena, aveano mandato con lettere segrete dne Frati in Fireuze a dire da parte loro ai Fiorentini che se, sotto cagione di fornire Monte Alcino, fossero andati con grande esercito sul fiume d'Arbia, essi avrebbero consegnato loro la porta di San Vito, che era sulla via di Arezzo, col patto che fossero dati loro diecimila fiorini d'oro. I Frati giunti in Firenze mostrarono quelle lettere agli anziani del popolo, quali tennero consiglio, e fu deliberato che si dovesse fare quella spedizione. I nobili delle case Guelfe e il Conte Guido Guerra che era con loro, non consentirono all' impresa, e uno de' primi che si alzarono a parlare contro la spedizione fu messer Tegghiajo Aldobrandi. Lo Spedito, anziano del popolo, uomo presuntuoso, lo riprese villanamente dicendo, che si cercasse le brache, se avea paura; e messer Tegghiajo gli rispose, che al bisogno non ardirebbe di seguirlo nella battaglia colà dove egli si metterebbe. Messer Cece Gherardini si levò per dire il simile che avea detto messer Tegghiajo, ma gli anziani gli comandarono di tacere; e fu risoluto dal popolo che l'esercito si mettesse in marcia senza indugio. A questo fatto allude qui il Malispini dicendo appresso il mal consiglio per To popolo, cioè dopo il cattivo consiglio preso per lo popolo, ovvero dal popolo. Il Villani dice: preso il mal consiglio ec.

(1) Cioè i popoli loro confederati. (2) Cioè con tutto sforzo, con quanta gente potessero. (3) Pistojesi. (4) Taglia è spiegato per lega; ma che non abbia questo valore lo impariamo da Giovanni Villani, il quale scrive: i Fiorentini, i Lucchesi, i Bolognesi ec. fermarono lega insieme, e fermarono taglia de' cavalieri ec. cioè fecero lega, e s'imposero tanto per popolo a dare un certo numero di cavalieri. La taglia dunque è l'imposizione e non la lega, e deriva questa voce non dal Tedesco theil, che significa parte o porzione, come vuole il Muratori, ma dall' intertaleare de' Latini, usato da Varrone, e che vale dividere o troncare il ramo sì che sia dalle parti equabilmente reciso. (5) Cioè erano. (6) Al fine. (7) Nel luogo detto oggi Mercato nuovo si ebbe anticamente il costume di collocarvi il così detto Carroccio, che ai tempi della repubblica era una macchina militare con quattro ruote tirato da buoi coperti di vermiglio. Sopra di esso ergevasi lo stendardo mezzo bianco e mezzo rosso, il quale traevasi dalla Chiesa di S. Giovanni 30 dì innanzi si uscisse ad oste, e collocavasi in Mercato nuovo, dove era guardato dalla più scelta milizia, come se fosse il PalJadio. Eravi soprapposta una campana chiamata la Martinella, ed anche la campana degli Asini, e questa suonava di e notte in detto tempo per preparare gli animi alla prossima guerra. Allorchè poi si muoveva l' esercito, il Carroccio si poneva nel mezzo, e con quella campana si regolavano le guardie del campo.

T. III.

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e la campana chiamata Martinella in su uno carro, e andovvi quasi tutto il popolo colle insegne delle Compagnie, (1) (1) e non fue casa in Fiorenza nè famiglia che non se ne andasse a piè o a cavallo, almeno uno uomo o due, e di tali (2) più. E quando si trovarono in sul Contado di Siena al luogo ordinato in sul fiume d' Arbia, luogo detto Monte Aperti, con Perugini e Orvielani venuti in aiutorio (3) de' Fiorentini, sì si trovarono essere più di M. cavalieri, e più di XXX. mila pedoni. In questo apparecchio i sopradetti del trattato, (4) ch'erano in Siena, ancora mandarono a Fiorenza altri frati a trattare con certi grandi popolani ghibellini, ch' erano rimasi in Fiorenza, e dovevano venire nell' oste, (5) che come fossono assembrati, (6) si dovessono partire da più parti, e fuggire dalle schiere, e andare dalla loro parte per isbigottire l'oste de' Fiorentini; parendo loro (7) avere poca gente a comparazione (8) de' Fiorentini. Avvenne che essendo la detta oste in su' colli di Monte Aperti, (i savi anziani guidatori attendeano che per li traditori dentro (9) fosse data loro la porta promessa) uno popolano di Porta San Piero, ch' era ghibellino, e avea nome Razzante, avendo alcuna cosa spiato dello attendere de' Fiorentini, con volontà de' ghibellini del campo gli commisono (10) ch' entrasse in Siena. E andò e fece assapere agli usciti di Fiorenza come si dovea tradire Siena, e come i Fiorentini erano con molta potenzia (11) di cavalieri e popolo, e che non si dovessono avvisare (12) a battaglia. I detti messer Farinata e messer Gherardo gli dissono: tutti uccideresti (13) se tu spandessi queste novelle per Siena, ma vogliamo che dichi (14) il contradio; (15) imperocchè se ora che abbiamo questi Tedeschi non si combattesse, noi siamo morti, e mai non torneremo in Fiorenza, e meglio ci è morire una volta che andare sempre tapinando. (15) Razzante il segreto de' detti intese, (17) e con una

di

(1) La città di Firenze era distinta in arti o mestieri, e sopra ciascun' arte era ordinato un magistrato, il quale rendeva ragione ai sottoposti a quelle. Ogni arte poi aveva una bandiera, e sotto quella ognuno dovea convenire armato, quando la città ne avesse di bisogno. (2) Cioè case o famiglie. (3) Voce antica per aiuto. (4) Cioè messer Farinata degli Uberti e messer Gherardo Accia de' Lamberti d'accordo co' capi del governo Siena (5) Al campo. (6) Radnnati, raccolti. (7) A quelli cioè che stavano in Siena, macchinando contro i Fiorentini. (8) A confronto. (9) Per quelli che stavano in Siena, e fingevano di tradire. (10) Imposero. (11) Forza. (42) Disporre, preparare, mettere in punto. (13) Il Villani dice tu ti uccideresti. (14) Che tu dica. (15) Contrario. (16) Tribolando, menando vita infelice. (47) Comprese.

grillanda (1) in capo mostrando allegrezza andoe co' detti (2) dov'era tutto il popolo di Siena a parlamento, e i Tedeschi é tutte le altre loro amistadi. E in quello (3) con lieta faccia disse le novelle larghe (4) da parte de' ghibellini e traditori del campo, e come l'oste si reggeva male, ed erano male guidati e male in concordia; e che assalendoli francamente, di certo erano sconfitti. E fatto il falso rapporto per Razzante, a grido di popolo si misono all' arme dicendo: sia battaglia; è misouo dinanzi all' assalto i Tedeschi per la detta porta di Santo Vito, che dovea a' Fiorentini essere data, e gli altri cavalieri e popolo seguendo. (5) Quando quelli dell' oste, che attendeano che fosse loro data la porta, viddono uscire i Tedeschi e gli altri cavalieri e popolo di Siena inverso loro con vista di combattere si sbigottirono forte, veggendo venire il subito assalto, e essi non provveduti, (6) e maggiormente che più ghibellini del campo veggendo appressare le schiere de' nemici, com' era ordinato, si fuggirono dall' altra parte, com'erano quelli della Pressa e degli Abati e più altri; e però (7) non lasciarono i Fiorentini e loro amistadi di fare loro schiere e attendere alla battaglia. E come la schiera de' Tedeschi rovinosamente percosse, (8) messer Bocca degli Abati traditore (9) colla spada in mano

(1) Ghirlanda. (2) Cioè messer Farinata e messer Gherardo. (3) Cioè nel parlamento. (4) Favorevoli, vantaggiose. (5) Cioè seguitando dietro ai Tedeschi. (6) Cioè se stessi non preparati. (7) Non ostante però. (8) Precipitosamente si scagliò nella battaglia. (9) Dante nel C. XXXIII. dell' Inferno andando per l'Antenorea, ove i traditori stanno fitti nel ghiaccio col viso volto all'ingiù, percuote il piè nelle gote a un peccatore, e il tira pe' capelli della collottola perchè parli e gli si mostri. Quel peccatore è Bocca degli Abati Fiorentino, per tradimento del quale furono in Monte Aperti tagliati a pezzi quattromila de' suoi stessi compartitanti guelfi .

Se voler fu, o destino, o fortuua,

Non so; ma, passeggiando tra le teste,
Forte percossil piè nel viso ad una,
Piangendo mi sgridò: perchè mi peste?
Se tu nou vieni a crescer la vendetta
Di Mont' Aperti, perchè mi moleste?
Ed io: maestro mio, or qui m'aspetta,
Si ch'i'esca d'un dubbio per costui;
Poi mi farai, quantunque vorrai, fretta.
Lo duca stette; ed io dissi a colui

Che bestemmiava duramente ancora:
Qual se' tu che così rampogni altrui?
Or tu chi se', che vai per l'Antenora
Percuotendo, rispose, altrui le gote,
Si che, se fossi vivo, troppo fora?
Vivo son io, e caro esser ti puote,

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