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« Fu in Italia una piccola città dificata (1) per uno de' figliuoli del re Nino insù uno forte monte, il quale soggioga il fiume d'Arno. (2) Gli cittadini di quella con loro senno e forza e malizia di uno cittadino di Roma, appellato Catelina, narono a uno tempo grande guerra a' Romani. In questa chiosa faremo menzione di uno avisamento che ebbono i cittadini di quella per loro scampo. Fra le altre guerre una fu, quando il re Fiorino con grande oste di Roma erano posti sopra il fiume d'Arno, e quella città di Fiesole tenevano istrettamente assediata. Catelina con forza di molti a piede e a cavallo escie (3) fuori di Fiesole a tempo (4) che neve e tempesta dal cielo veniva allora i Romani sicuri essere si credevano, e da Catelina assaliti furono sì subitamente, che nulla difesa presono. Lo re Fiorino morto fu, e con lui cinque milizie di cavalieri morti furono, e presa la donna del re detto appellata Belisea, la quale era onorata per sua bellezza da sessantadue reine ch' allora erano in Roma, la quale Paus (5) di Roma con impromesse presa l'aveva, Ma Catelina il sentì, e benchè due fedite (6) avesse, ove molto sangue spandeva, perciò non la rifiuta, ma molto la disidera, e in Fiesole la manda, e di presente le fa suo corpo guarire. Uno centurione prese Teverina, figliuola della detta Belisea, e in Fiesole chiusamente (7) la mena. Ad abbreviare la storia, Belisea stava con Catelina come moglie; e benchè Catelina lei amasse, ella niente lui amava, perocchè a forza la teneva. Ed essendo a una finestra del palazzo, Catelina guardando l'oste de' Romani che lui intorniava, e ve dendo la fortezza di Fiesole, disse a Belisea: molto avremo da lodare Iddio, che per la grande moltitudine degli avversari noi istiamo sicuri per la grande fortezza in che noi siamo, che mai non ci possono danneggiare nè prendere, salvo che per una cosa, e quella non sa altri che io, e alcuno di questi antichi (8) di questa terra. La reina disse di volerlo sapere: Catelina ciò rifiuta. Ma la continovanza che ha l'amore di Belisea colui piega e dice così: il condotto, dal quale noi abbiamo l'acqua, se noi il perdessimo, la città tenere non potremo, oltre al giorno perduto, tre dì. La reina, che sempre disidera libertà, fa sentire a' Romani il segreto. Onde Cesare, che ne era signore,

(1) Cioè edificata, come dificio per edificio. (2) II Villani dice che il re Attalante fu quello che prima edificò la città di Fiesole. (3) Esci, uscì (4) Cioè in tempo. (5) Il Malispini lo chiama Pravus. (6) Ferite. (7) Segretamente, di nascosto. (8) Cioè vecchi.

pensa quale sia il modo da torre via l'acqua, per prendere i suoi nimici; e però rauna savi del paese, e consiglio prende. Antifeo astrolago (1) di Spagna fu di quello consiglio, il quale consigliò si prendesse una mula, e quella sanza (2) bere stesse cinque giorni; e così fatto appresso presono l'assetata mula, e intornearono la città di Fiesole a piccoli passi. E due giorni intornearono la città nella parte di tramontana. In su uno monte di sopra a Fiesole la mula col piè razzola: allora fu cavato (3) in quella parte secondo che avea comandato Antifeo astrolago. Cavato dieci passi, trovarono uno condotto d'acqua; e quello di presente volto in altra parte fu, sicchè alla città di Fiesole l'acqua manca. Catelina ciò vedendo, riparo mise alla vita sua, la quale non poteva essere troppo tempo in dimorare in Fiesole. Ma Belisea iscoperto il condotto, per paura di Catelina fuggì di notte al campo de' Romani, e salva fu. Catelina pensò suoi cavalli tutti a ritroso (4) ferrare, e di fuori di Fiesole di notte fuggì, credendo fare credere all' oste, che dove era fuggito, gente fosse entrata in Fiesole. Ma la sua ingannativa credenza conosciuta fu per li Romani, e alle false pedate tennono dietro a' Fiesolani, e giunti furono nel piano, ove è ora fatta Pistoia. Quivi fu l' aspra battaglia intra Cesare con li militi Romani, e contro Catelina con li Fiesolani, ove morì Catelina e molti baroni, sì di Toscana, come Romani. La mortalità gravissima è d' una parte e d'altra. Ma i Romani n' ebbono il migliore, cioè che a loro rimase il campo, e vittoria ebbono. E a memoria di quella vettoria i Romani vi dificarono una città, la quale s'appella Pistoia. Tale nome derivò dalla grande pistolenzia che in quella battaglia, di che noi avemo fatta menzione in questa chiosa, fu. Però fu detto per pistolenzia Pistoia. (5)

(4) Per astrologo. (2) Antico, per senza. (3) Cioè scavato. (4) A rovescio. (5) Il Malispini nel Cap. XX. « Quando í Fiesolani furono acconci co' Romani, fue mestiere che Catelina uscisse fuora con tutti i suoi seguaci di notte tempo dalla città di Fiesole, colli cavalli ferrati a ritroso, perchè paressono al sentire più gente, e andaronsene colà dove oggi si chiama Pistoia, e quivi gli tenne dietro Cesare cogli Romani, e feciono una grandissima e crudele battaglia con Catelina, e quivi (cioè Catilina) fue sconfitto con tutta sua gente, e alquanti camparono e ritornaronvi, e feciono una città, alla quale puosono nome Pistoia, per la grandissima mortalità e pistolenzia, la quale ivi era stata presso a Fiorenza a sei leghe. »

CAP. XCIX.

Come Messer Bondelmonte fu morto, (1)
di che nacque parti. (2)

Negli anni di Cristo MCCXV. essendo Podestà (3) di Fiorenza Gherardo Orlandi da.... avendo messer Bondelmonte de' Bondelmonti, nobile cittadino da Fiorenza, promesso di torre per moglie una nobilissima donzella di casa gli Amidei, (4) orrevoli (5) cittadini: e poi cavalcando per la città il detto messer Bondelmonte, ch' era leggiadro e bello cavaliere, una donna di casa Donati il chiamò, biasimandolo della donna ch' egli avea promessa, come non era bella nè sufficiente (6) a lui, dicendo: io avea guardata (7) questa mia figliuola, la quale (8) gli mostrò, ed era bellissima. Incontanente stigato (9) di spirito diavolico, (10) preso e innamorato di lei, la promise, e la sposò a moglie: per la quale cosa i parenti della prima donna promessa raunati insieme, e dogliendosi di ciò che messer Bondelmonte avea fatto loro di vergogna, sì presono (11) il maladetto isdegno, onde la città di Fiorenza si partì, (12) che più case di Fiorenza di nobili si congiurarono insieme (13) di farne vendetta e vergogna al detto messer Bondelmonte. E ragionando infra loro in che modo il dovessono offendere, o di batterlo o di fedirlo, il Mosca de' Lamberti disse la mala parola, cosa fatta capo hae, (14) cioè che fosse morto; e così fue fatto. Che la mattina della Pasqua della Resurrezione si raunarono in

(1) Per ucciso, ed ha nel solo perfetto questo valore, come il Provenzale mortz. (2) Cioè nacquero partiti, fazioni. (3) I Podestà erano magistrati civili. Furono istituiti da Federigo Barbarossa nel 1158, e aveano tutta l'autorità giudiziaria, civile, e criminale. (4) Idiotismo che vale di casa degli Amidei. (5) Onorevoli. (6) Conveniente a lui, degna di lui. (7) Serbata. (8) La quale è qui caso accusativo. (9) Per istigato. (10) Diabolico. (11) Concepirono. (12) Si divise in partiti. (13) Si unirono, collegarono insieme. (14) Per ha. Capo ha, cioè ha fine da riparare; il che voleva dire: uccidetelo, chè alla fine ogni cosa si aggiusta. Dante pone il Mosca nell' Inferno (C. XXVIII.) tra i seminatori di scandali:

Ed un che avea l'una e l'altra man mozza,
Levando i moncherin per l' aria fosca,
Si che 'l sangue facea la faccia sozza,
Gridò: ricorderatti anche del Mosca,
Che dissi, lasso! capo ha cosa fatta,
Che fu 'l mal seme per la gente Tosca.

si

e

casa gli Amidei da santo Stefano, e veggendo d' Oltrarno (1) il detto messer Bondelmonte vestito nobilmente di nuovo di vesta bianca, in su uno palafreno bianco, giugnendo a piè del ponte Vecchio (2) dal lato di qua a piè del pilastro, ov' era la figura di Marti (3) intagliata di marmo, avvegnachè rotta in più parti, (4) il detto messer Bondelmonte fue morto da quelli degli Uberti, e 'l Mosca Lamberti, e Lambertuccio Amidei Oderigo Fifanti, e fue con loro uno de' conti da Gangalandi; per la quale cosa la città corse tutta ad arme e a romore. Questa morte del detto Messer Bondelmonte fue cagione e cominciamento delle maladette parti guelfe e ghibelline in Fiorenza: avvegnachè di prima (5) assai erano le parti e sette (6) tra' nobili cittadini, e le dette parti per cagione delle brighe e questioni della chiesa allo imperio: ma per l' amore del detto cavaliere, tutte le schiatte de nobili e altri cittadini di Fiorenza si partirono e divisono: alcuni tennono co' Bondelmonti, che tennono parte guelfa, e alcuni cogli Uberti, che tennono parte ghibellina, onde alla nostra città ne seguì molto di male e ruina. (7) I detti nomi di parte guelfa e ghibellina si criarono (8)

(1) Di là dall' Arno, fiume che passa di mezzo a Firenze. (2) Ponte in Firenze sopra il fiume Arno. (3) Cioè, Marte. (4) A quel pilastro e a quella statua allude Dante nel C. XVI. del Paradiso, ove dice:

Ma conveniasi a quella pietra scema

Che guarda il ponte, che Fiorenza fesse

Vittima nella sua pace postrema.

Cioè, conveniva che Firenze sacrificasse a Marte quella vittima del Bondelmonte ucciso davanti a quella sua base in capo di Ponte Vecchio, ove era la statua di quel Dio rotta in più parti; e così finisse la pace e il viver lieto de' Fiorentini colle lunghe guerre che allora cominciarono. (5) Da prima, da principio. (6) Fazioni. (7) Dante tocca questo fatto nel C. XVI. del Paradiso, dicendo:

La casa, di che nacque il vostro fleto,
Per lo giusto disdegno che v' ha morti,
E posto fine al vostro viver lieto,
Era onorata essa e suoi consorti.
O Buondelmonte, quanto mal fuggisti
Le nozze sue per gli altrui conforti!
Molti sarebber lieti, che son tristi,
Se Dio t'avesse conceduto ad Ema

La prima volta, ch'a città venisti.

ca

Ema è un fiume che si passa venendosi a Firenze da Montebuono, stello onde discese in Firenze il casato de' Buondelmonti. E però dice qui Dante: beata Firenze, se venendoci la prima volta Buondelmonte fosse annegato nel fiume Ema, perchè non sarebbe seguito il mal che seguì. (8) Crearono.

uno

in prima nella Magna (1) per cagione di due grandi baroni di là, che aveano grande guerra insieme; e ciascuno avea forte castello, l' uno contro all' altro: e l' uno si chiamava Guelfo, e l'altro Ghibellino. (2) E durò tanto la detta guerra, che tutti gli Alamanni (3) se ne partirono (4), e chi tenne l' una parte, e chi l'altra. Eziandio in corte di Roma ne venne la quistione, (5) e presevisi parte; e l' una si chiamava quella di Guelfo, e l'altra quella di Ghibellino. E così rimasono in Talia (6) i detti nomi, onde molto male n'è seguito, e tutto dì segue.

Odasi ora uno squarcio tratto dal Cap. XXXVIII. della Cronica del Villani, il quale narra questo medesimo fatto, onde si veda com' egli ha saccheggiato a man salva il nostro Malispini.

«Negli anni di Cristo 1215. essendo podestà di Firenze messer Gherardo Orlandi, avendo uno messer Bondelmonte de' Bondelmonti, nobile cittadino di Firenze, promessa a torre per moglie una donzella di casa gli Amidei, onorevoli e nobili cittadini; e poi cavalcando per la città il detto messer Bondelmonte, ch' era molto leggiadro e bello cavaliere, una donna di casa i Donati il chiamò, biasimandolo della donna ch' egli avea promessa, come non era bella nè sofficiente a lui, e dicendo: io vi avea guardata questa mia figliuola: la quale gli mostrò, e era bellissima. Incontanente per subsidio diaboli preso di lei, la promise e isposò a moglie; per la qual cosa i parenti della prima donna promessa raunati insieme, e dogliendosi di ciò che messer Bondelmonte avea loro fatto di vergogna, presono il maladetto isdegno, onde la città di Firenze fu guasta e partita; chè di più casati de' nobili si congiuraro insieme di fare vergogna al detto messer Bondelmonte, per vendetta di quelle ingiurie. E stando tra loro a consiglio in che modo il dovessero attendere, o di batterlo o di fedirlo, il Mosca de' Lamberti disse la mala parola: cosa fatta, capo ha; cioè che fosse morto e così fu fatto: chè la mattina di Pasqua di Risurresso (7) si raunarono in casa gli Amidei da santo Stefano, e vegnendo d'Oltrarno il detto messer Bondelmonte vestito nobilemente di

si

(1) Cioè Alemagna. (2) Nell'anno 1127 gli elettori imperiali diedero la corona a Corrado di Gueibelinga. Il suo primo oppugnatore che favorisse il Pontefice era il potente principe Bavaro di nome Welf: quindi le parti si chiamarono ghibellini e guelfi. (3) Cioè Alemanni. (4) Divisero in partiti. (5) Contesa. (6) Talia e Taliano per Italia e Italiano si dice ancora da' nostri contadini. (7) Resurrezione. Vedi le Nozioni preliminari Vol. II. pag. LII.

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