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CAPO I.

ESSENZA E CARATTERI DELL' EPISCOPATO

1.I vescovi sono posti dallo Spirito Santo a reggere la chiesa di Dio: Attendite vobis, et universo gregi, in quo vos Spiritus Sanctus posuit episcopos regere ecclesiam Dei (Actor. XX. 28.) L' Episcopato pertanto altro non è che la potestà di reggere e governare questa medesima chiesa.

1

2.

ARTICOLO I.

Della Chiesa

Gesù Cristo fattosi mediatore tra Dio e gli

uomini, avendo colle proprie mani stracciato il chirografo di morte, nel quale era segnata la fatal sentenza di condanna per tutto l'uman genere peccatore, ed avendo pubblicamente con la sua morte in croce riportato un eterno trionfo di tutte le infernali potenze, ad Coloss. II. 14, 15.) si formò un regno che stendere si doveva per tutta la terra, e durare sino alla consumazione de' secoli (Apoc. V. 10. ) A popolare questo regno egli invitò i popoli di tutte le nazioni sparse sulla superficie della terra, senza eceettuare nè ebrei, nè gentili, nè greci, nè romani,

nè barbari ( ad Coloss. III. 11.), essendo tutti i popoli suoi per diritto di conquista; e di tutti questi si compiacque di formare una grande società in ordine ad indirizzarli al fine sublimissimo di ottenere l'eterna sopranaturale beatitudine del paradiso. Questa società di uomini vien chiamata CHIESA. Di questa Gesù Cristo è il capo essenziale (ad Colos. I. 18.), il pontefice eterno (ad Hebr. V. 10.) il pastore e vescovo supremo (1. Petr. II. 25.); questa egli pasce del continuo con la sua parola; egli la purifica e nudrisce co' suoi sagramenti; egli la illumina, l' ajuta e la fortifica con gli influssi della sua grazia: egli finalmente la guida e la regge con l'assistenza del suo Spirito. Questa società adunata così a fine sopranaturale, questa CHIESA fu sempre l'oggetto de'disegni, e della provvidenza di Dio nella successione delle varie età del mondo, e delle grandi monarchie che si stabilirono una su le rovine dell' altre antecedentemente alla venuta di Gesù Cristo, come ben riflette il Bossuet nel suo discorso sulla storia universale.

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3. Or la potestà di governare la chiesa ha per istituzione di Gesù Cristo, e per conseguenza essenzialmente annessi i seguenti caratteri : SOVRANITA', PIENEZZA, UNIVERSALITA', UNITA', e INFALLIBILITA'. Di questi discorreremo particolarmente, e li proveremo in appresso.

4.

ARTICOLO II.

Che la potestà di governare le Chiesa
è vera potestà di giurisdizione.

Gesù Cristo venne in questo mondo con sovrana

e piena potestà sopra le cose tutte del cielo e della terra: data est mihi omnis potestas in cœlo et in terra ( Math. XXVIII. 17.) Niuno negherà che tal potestà di Gesù Cristo sia una potestà di vera e strettamente intesa giurisdizione, e di comando obbligante le coscienze ad ubbidire sotto pena di peccato, e de' minacciati castighi. Non volendo Gesù Cristo fare durevole la sua presenza visibile in questo mondo oltre a pochi anni, e dovendo la sua chiesa durare fino alla consumazione de' secoli, la sua medesima potestà per governare questa chiesa egli lasciò agli apostoli e ai loro successori: data est mihi omnis potestas in coelo et in terra. Euntes ergo docete omnes gentes, baptizantes eos etc., e in questo governo egli promette ai medesimi apostoli, e ai loro successori la sua assistenza continua sino alla fine del mondo: et ecce ego vobiscum sum OMNIBUS DIEBUS usque ad consumationem saeculi. E altrove egli dice, che siccome il divin Padre aveva mandato lui su questa terra per formare, e governare la Chiesa, così egli mandava i suoi apostoli al medesimo fine, e con la medesima potestà: sicut misit me Pater, et ego mitto vos (Joan. XX. 21.)

Questa medesima potestà si esprime da Gesù Cristo con i termini di legare, e di sciogliere, il che certamente non può intendersi di legami materiali del corpo, ma di obbligazione spirituale della coscienza giacchè sono legami e proscioglimenti che avranno il lor effetto anche nell' eternità: quaecumque alligaveritis super terram erunt ligata et in coelo: et quaecumque solveritis super terram, erunt soluta et in caelo. (Math. VIH. 18.) Finalmente la potestà medesima si esprime da Gesù Cristo con i termini di PASCERE, e di CHIAVI, come si farà vedere nel decorso. Non si può dunque negare che la detta potestà, ossia l'episcopato, non sia una potestà di di comando obblivera e propria giurisdizione, gante le coscienze.

5. Per mezzo dunque, e nella persona degli apostoli, e de' loro successori, Gesù Cristo re, e pontefice eterno siede tutt' ora, e sederà per sempre sul trono di Davidde regnando, e governando la sua Chiesa, poichè come parla s. Epifanio, Thronus ille Davidis ac regale solium nihil aliud est, quam Ecclesiae sanctae sacerdotium, quod regia simul, ac pontificia dignitate in unum contracta, ei Dominus attribuit, ac Davidis aeternum illud, nec periturum unquam solium in eamdem contulit. Cosi il regno di Gesù Cristo non avrà termine su que sta terra sino alla fine del mondo: manet quippe sedes illius, et regni ejus non erit finis, atque in Davidis sólio considet,propterea quod Davidis regnum

e

transtulit; idque ipsum una cum pontificatu servis suis indulsit, hoc est cactholicae ecclesiae pontificibus. (Haeres. XXIX. num 3. 4. edit. Petaus. Parisiis 1622.) Uno dei sensi di quella petizione dell'orazione domenicale adveniat regnum tuum, è che il regno di Gesù Cristo si accresca dilatandosi in quelle nazioni dove fin' ora non è stato piantato. si perfezioni in quelle nelle quali sussiste con l'unità della dottrina, e con la santità de' costumi. Dei figliuoli d' Israello dice il Signore che per lunghi anni sarebbero stati senza re e senza principe proprio, senza altare e senza sacrificio; ma che finalmente si sarebbero posti a cercare il Signore loro Dio, e Davide loro re dies multos sedebunt filii Israel sine rege, et sine principe, et sine sacrificio, et sine altari et post haec revertentur filii Israel, et quaerent Dominum Deum suet David regem suum. (Oseae III. 4. 5.) La qual profezia avrà il suo compimento nella conversione degli ebrei al cristianesimo: allora troveranno essi il loro Dio, e Davide loro re, Davide loro re, cioè Gesù Cristo, sottomettendosi a quello che s. Pietro chiamò REGALE sacerdotium (I. Petr. II. 9.), il quale fu istituito da Gesù Cristo Regia simul ac pontificia dignitate in unum contracta, trasferendo il trono di Davidde all' episcopato della sua Chiesa. A questa profezia allude certamente l'antichissimo autore delI' operetta intitolata Testamenta XII. patriarcharum (Grabe spicilegium Patrum saec. I.) il quale vien citato da Origene (Hom. XV. in Josue). Il Patriar

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