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283 Quando i principi del secolo abbracciano la fede, e legge di Gesù Cristo, allora si sottomettono spontaneamente a perdere quei diritti, de' quali è piacciuto al Padrone del cielo, e della terra, di privar essi per investirne i suoi Ministri e la sua Chiesa. In contracambio ricevono da Dio nel santo battesimo il diritto all' eredità del Paradiso ed ai beni infinitamente superiori a tutti i regni della terra, e per soprappiù si consolida ai loro troni quella stabilità, ed ai loro stati quella tranquillità pubblica e privata, ed altri vantaggi moltissimi anche temporali, i quali si mostrerà dipoi apportarsi dalla Religione di Gesù Cristo alla società umana. Non è egli un affare vantag giosissimo il dare alcuni pochi diritti per riceverne in cambio tanti beni ? Chi mai può non esser contento in sommo grado di sì lucroso negozio ? Quando dunque i Principi tentano di ripigliare l' esercizio di tali diritti, commettono una ingiustizia, una evidente nullità, e insultano al Padrone del cielo e della terra. E non è egli il Sovrano Signore di tutti i Regnanti, Rex Regum, et Dominus Dominantium? (I. Tim. V. 15) Domini est terra, et plenitudo ejus, orbis terrarum, et universi qui habitant in eo (Psal. XXIII.) Lascia egli all' uomo il regno temporale, e per se riserba un regno spirituale di sua conquista, che si ha da stendere per tutto il mondo; ed ai suoi ministri ha voluto comunicare indipendentemente dal regno temporale quella potestà e quei diritti, che le Sante Scritture, e la e la tradizione ci manifestano con tanta chiarezza. Meditino i Regnanti di questa terra

ciò che stà scritto de' loro regni, ed imperi, e del Regno del Figliuolo di Dio In diebus autem regnorum illorum (l' Impero romano ed altri) suscitabit Deus coeli Regnum, quod in æternum non dissipabitur, et Regnum ejus alteri populo non tradetur: comminuet autem, et consumet omnia regna hæc, et ipsum stabit in æternum (Dan. II.) È interesse il più grande dei Regnanti del secolo non solamente pei loro affari eterni, ma eziandio pei temporali, il non affrettare, e attirar sopra i tempi nostri cotesto comminuet, et consumet omnia regna hæc, coll' inquietare quel Regno, quod stabit in æternum, col volerne usurpare il territorio, e i diritti pretesto del pubblico bene.

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sotto

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CAPO VIII.

PIENEZZA Dell' episcoPATO

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284.ntendo con questa espressione di significare che 4.Intendo la potestà dell' Episcopato si estende e si esercita sopra tutte le materie spirituali. Tale è stata la volontà di Gesù Cristo nel comunicare l'Episcopato: Docete omnes gentes, docentes eos servare omnia quæcumque mandavi vobis Data est mihi omnis potestas in cœlo, et in terra (Matt. XXVIII.) Questo non si nega da verun cattolico. Ma che intenderemo noi per materie e cose spirituali? Saranno per avventura quelle sole, nelle quali non ha parte alcuna esterna e sensibile il corpo. Così pare che I' intendano certi politici. Saremo allora in un cerchio assai ristretto, e non resterà all' Episcopato se non il tribunale interno penitenziale. La spiritualità, o la temporalità delle cose non deve determinarsi dall' esser sensibili ed esterne, ma dall' essere direttamente relative all'acquisto della felicità o sopranaturale in paradiso, o naturale in questo mondo. Dico direttamente poichè obliquamente tutte quasi le azioni dell' uomo, almeno del cristiano, mirano all' acquisto dell' una e dell'altra felicità. Se io p. e.; mi presento ad un Sacerdote per confessare i miei peccati,

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o per ricevere l' Eucaristia, queste azioni esterne corporali niuno s' ingannerà nel supporre che direttamente e per fine primario, mirino all' acquisto della vita eterna. Queste dunque sono cose spirituali. Cosi pure sono spirituali tutti i mezzi che Gesù Cristo ora per precetto, ora per consiglio, ha istituiti e ordinati all' acquisto della beatitudine eterna. Spirituali, dico, nel senso di appartenere privativamente alla potestà ecclesiastica, e di escluderne l' ingerenza della potestà civile.

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CAPO IX.

UNIVERSALITA' DELL' EPISCOPATO.

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285. Gesù Cristo nel conferire in comune agli Apostoli l'Episcopato ne fissò l'universalità con quelle parole registrate in S. Matteo: docete omnes gentes baptizantes eos, e con le altre registrate in S. Marco: euntes prædicate evangelium omni creaturæ. E nel conferire il medesimo Episcopato a parte, e al solo S. Pietro usò termini indefiniti pasce agnos, pasce oves meas: e già si sà che i termini indefiniti fanno senso universale. Il mondo tutto intero è un Regno che Gesù Cristo ha conquistato col suo sangue e con la sua morte, la quale siccome fu incontrata per tutti, e il sangue suo sparso per tutti, così tutti di qualunque siasi nazione, e in qualunque parte si trovino del mondo, hanno da ricevere, se per loro colpa non manchi, il frutto, con la predicazione, e con la cognizione della verità. E se ciò non si è peranco verificato in alcune parti dell' Asia, e dell' America, si verificherà al tempo fissato negli imperscrutabili decreti di Dio. Lo ha predetto San Paolo nella Lettera ai Romani Cap. XI. La Chiesa di Gesù Cristo è una vigna, la quale ha da stendere palmites suos usque ad mare et usque ad flumen propagines ejus (Psal.LXXIX. 12.) L'impresa di questa

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