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nirsi cioè col Papa nelle cose della fede, oltre i sopracitati Salmasio, e Ugone Grozio, citerò il Luterano Melantone presso il Bossuet (Istor. delle variazioni lib. V. 24.), il quale confessa in termini molto chiari, che senza l'autorità del primato pontificio non si trova mai la via di comporre le controversie che vanno nascendo in materia di dottrina. Lo stesso dee dirsi a proporzione delle materie di disciplina. Melantone poi da buon luterano vorrebbe restringere il primato a modo suo. Che più! Perfino il Quesnello, chi il crederebbe? Anche Quesnello rende un' aperta testimonianza a questa medesima verità, quando nelle Riflessioni sul Nuovo Testamento, a quelle parole di S. Paolo ai Romani (I. 8.), Fides vestra annuntiatur in universo mundo, dice » Es» sere una consolazione per tutti i cattolici antichi e » moderni, il vedere se stessi uniti colla Chiesa ro» mana nella professione della medesima dottrina. » Ma il povero Quesnello non l'ebbe questa dolce consolazione, e non l' hanno neppure i suoi seguaci e imitatori. Terribili giudizi di Dio sopra i figliuoli degli uomini ! Deh quante volte accade di veder verificata quella tremenda maledizione: Percutiat te Dominus amentia, et cecitate, ac furore, et palpes in meridie sicut palpare solet cæcus in tenebris, et non dirigas vias tuas! (Deuter. XXVIII. 28 29.)

114. E giacchè il Quesnello ha nominato i cristiani antichi e moderni, andiamo al secolo quarto. Perfino gli ariani avevano tale concetto del Papa, che credevano di tirare facilmente il mondo tutto ad u

nirsi con loro nella dottrina, se avessero potuto tirarvi il papa Liberio allora vivente. Lo attesta S. Atanasio: Secum impii cogitantes, si Liberium in nostram sententiam traxerimus, omnes brevi superabimus. (Epist. ad Monach. n. 35. ).

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115. Dobbiamo ora raccogliere il frutto delle passate fatiche, e vedere le prerogative che competono al primato dei Successori di S. Pietro, le quali per diritto e stringente raziocinio discendono da tuttociò che abbiamo detto finora.

ARTICOLO I.

Il Papa è vescovo universale.

Cominci

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116. lomincio da un argomento di ragione tratto da due caratteri essenziali competenti alla Chiesa di Gesù Cristo l'unità e la visibilità. La Chiesa è un solo ovile sotto un pastore solo: Fiet unum ovile, et unus Pastor. Nella Chiesa cattolica vi sono vescovi moltissimi. Questi sono pastori bensì respettivamente ai loro popoli ; ma sono anche essi pecorelle rispetto ad un altro pastore, il quale per la sua unità forma un solo ovile. Si dirà che questo pastore supremo ៩ Gesù Cristo ciò è verissimo. Ma l' ovile è visibile, e visibile pur è l'unità di esso; e in questo consiste il carattere dell' unità competente alla Chiesa. Ge

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sù Cristo presentemente è invisibile, e appunto per la visibilità e l'unità della Chiesa, come insegna tutta la tradizione, ha istituito il primato, e lo ha conferito ad una persona sola che della per mezzo successione doveva essere e durare visibile fino alla consumazione dei secoli. I vescovi, dice Bossuet, nel Sermone sull'unità della Chiesa, (e lo dice con S. Eucherio di Lione, o chiunque altro sia l'autore antico dell' Homil. in Natal. SS. Apost. Petri et Pauli), sono pastori rispetto ai loro popoli; ma sono pecorelle ancor essi rispetto a Pietro, e ai successori di lui. Dunque se i vescovi appartengono all'unico ovile di Gesù Cristo debbono esser soggetti, e lasciarsi condurre da un altro pastore che sia unico e visibile in terra; e questi sarà Vescovo universale e de' pastori subalterni, e di tutto il gregge. Or chi altro può esser pastore unico, visibile, universale, se non il Pontefice romano successor di S. Pietro, al quale Gesù Cristo disse Pasce agnos cioè i popoli pasce oves meas, cioè le loro madri?

117. La Chiesa, ci ha detto S. Cipriano, essere un popolo unito al suo vescovo, un gregge regolato dal suo pastore, Plebs Sacerdoti suo coadunata, et pastori suo grex adærens. L'unità delle chiese particolari consiste appunto nell'unità del vescovo. Poniamo che il Papa non sia vescovo universale; in tal caso io vedo un numero ben grande di vescovi, i quali non hanno vescovo loro proprio dove troveremo qui Pastori suo gregem adaerentem? Come concepiremo l'unità della Chiesa universale? S. Ottato Mi

levitano dice che certa membra sua habet Ecclesia, episcopos, praesbyteros, diaconos, ministros, et turbam fidelium ( De schism. Donatist. lib. II. n 14.) senza pastori qualunque adunanza de' fedeli non è, nè si può chiamar Chiesa; così parla il martire S. Ignazio. Sine ipsis vescovo, preti, e ministri ecclesia non vocatur (Epis. ad Trall. ap. Coteler. PP. Apostol.). e S. Girolamo soggiunge: Ecclesia non est quae non habet Sacerdotes. (Dial. adv. Lucifer. n. 21.). Supposto che il Papa non sia vescovo dei vescovi, io trovo bensì l'unità delle chiese particolari nel vescovo, nel clero, nel popolo; ma non trovo la Chiesa universale e l'unità di lei, giacchè vedo un numero considerabile di vescovi che non hanno pastore loro propio. Dirò dunque con S. Ignazio martire, che questa Chiesa senza suo vescovo universale, ecclesia non vocatur, ripeterò come S. Girolamo ecclesia non est. Così dunque i nostri avversari col negare al Papa il carattere, e la denominazione di vescovo universale , vengono a distruggere l'unità della Chiesa, anzi pure la Chiesa stessa.

118. I nostri avversari sono pur amanti dell' antichità. Si ricordino dunque di Tertulliano nel secondo secolo, il quale chiama il Papa vescovo de'vescovi, Episcopum Episcoporum (append. H). Se lo è de vescovi, lo è certamente ancora de' loro popoli, e di tutto il gregge cristiano. Imperciocchè, come dice S. Bernardo, ogni vescovo ha un gregge assegnatogli da pascere ciascuno il suo ; ma il gregge tutto nell'universo mondo insieme con tutti i pastori, è assegnate

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