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5.

Onde avverrà che Iddio
Dal suolo, ov' hai ricetto,
Qual tronco maledetto,
Saprà strapparti alfin.

Ti casserà dal numero

Di quei, che in terra vivono,
E in preda ti darà

Al suo furor divin.

6.

Allora i giusti scossi
Da salutar timore

Vedran che il malfattore
Punito alfin restò.

Quindi rivolti all' empio
Diran con pieno giubbilo:
Vè l'uomo disleal,

Che in Dio non mai sperò.

5.

Propterea Deus destruet te in finem: evellet te, et emigrabit te de tabernaculo tuo et radicem tuam de terra viventium. 6.

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Videbunt justi et timebunt, et super

eum ridebunt, et dicent:

Ecce homo, qui non posuit Deum

adjutorem suum.

7.

Fidar nell' abbondanza

Di sue ricchezze ei volle,
Dalle chimere il folle

Prevaricar si fè..

Un fumo, un' ombra, un' aura
La mente gli offuscarono
E fece ei prevaler

L'inganno su di se..

8.

Restar io voglio intanto
Nella magion di Dio,
E questo è il bel desio,
Che ognor nudrisco in sen.
In quel giardino florido
Pianta sarò fruttifera
Che da perenne umor
Verrà irrigata appien.

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Sed' speravit in multitudine divitiarum suarum: et praevaluit in vanitate sua.

8.

Ego autem sicut oliva fructifera in

domo Dei *

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E o quai novelli Salmi
In più soavi tempre
Sull' arpa mia per sempre,
Saprò cantare allor!
Signor, di tua Giustizia
O come i vanti egregii
Allor io canterò
Fatto di me maggior !

9.

speravi in misericordia Dei in aeternum, et in saeculem saeculi.

10.

Confitebor tibi in saeculum quia

fecisti

If.

Or con fiducia aspetto
Colui, che nel tuo Nome
L'orde di Averno dome
A render qui verrà.
Gli stessi desiderii

Han l'alme pie, che sperano

Da lui favor, mercè.

E in Ciel felicità.

Gloria Patri.

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O Padre, che puoi tutto
Figliuol, che il tutto sai,
Di entrambi O Amor, che dài
Al tutto qui vigor!

A Voi, che un Dio nell' essere
Foste, e sarete, rendasi

Per sempre in terra,
in terra, e in Ciel
Omaggio, applauso e onor..

11.

* et expectabo Nomen tuum, quoniam bonum est in cospectu Sanctorum

tuorum.

SALMO LII.

Dubbio non v'ha che il Re Profeta previde con questo Salmo le persecuzioni, che la Chiesa, sposa del futuro Messia avrebbe sofferte in varie epoche, ma che sempre ne sarebbe stata trionfatrice, mercè la divina di lui assistenza. Difatti il S. Re col replicare che tutta la umana natura sarebbe corsa alla depravazione, dà luogo alle seguenti osservazioni.

Quattro sembra di essere le generazioni, le quali avrebbero negato al Cristo la Divinità. Fu la prima de' Giudei, che si ostinarono nella di loro prava intenzione a cagion di avarizia, d'invidia, e per timore di perdere il luogo, il Sacerdozio, e le obblazioni. La seconda fu degl' Imperadori, e de' tiranni gentili, i quali sostener volevano il culto degl' idoli per secondare le di loro abbominevoli passioni. La terza fu di tanti eretici, i quali negarono di essere il Verbo Umanato vero Dio, e consustanziale al Padre Divino, per dar luogo alle di loro ambizioni, per comparire nel Mondo di rari

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