Giulio Cesare: tragedia

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Cui tipi di Luigi di Giacoma Pirola, 1847 - 225 oldal

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8. oldal - È creatura vil, che ad ogni lieve Moto di lui debbe chinar le terga. — Nelle Spagne una febbre gli sorvenne; E, del mal nell'accesso, io lo vidi, io, Tutto tremar ... sì, questo Dio tremava ! Senza color le sue labbra codarde; E l'occhio, ch'or d'un cenno agita il mondo. D'ogni luce era muto; io lo sentii Gemere; e quella lingua che a' Romani Di notar comandava ogni suo moto, E ne' libri vergar le sue parole: Aimì!
45. oldal - Scortese a me fuggisti; e jeri a cena, Dalla mensa improvviso in piè balzavi A passeggiar, serrate al sen le braccia, In gran pensiero, sospiroso; e quando Ten chiesi la cagione, in me fissasti Torbidi gli occhi; rinnovai l'inchiesta, E tu, coll'ugne tormentando il capo, Impaziente calpestavi il suolo. Pure insistei ; non rispondesti, e cenno Col fiero moto della man mi festi Che lasciar ti dovessi. E ti lasciai, Temendo rinfocar l'impazienza La cui fiamma pareva in te soverchia, Ma confidando ancor...
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7. oldal - Il coi' ti basta di gittarti, Cassio , con me nello sdegnato flutto, E di nuotar fin là? — Detto non ebbe Ch'io, qual era vestito, mi precipito Nell'onda, e accenno a lui di seguitarmi. Ei mi segue... Muggia l'ampia corrente, E noi, rompendo con gagliardi nervi L'onda a traverso e riurtando a gara, Col cuor lottante avanzavam: ma pria Che toccassi la meta: — Ajuto, o Cassio, Ver me Cesare grida, o ch'io m'affogo!..
12. oldal - Come tu, nè alla musica dà mente ; Raro sorride, o in guisa tal sorride Che par di sè gioco si pigli, ea scherno Abbia lo spirto suo che alcuna cosa Lo mova al riso. Mai non sono in pace Uomini di tal tempra, infin che innanzi Veggansi alcun di lor più grande; e questo Li fa sì perigliosi. — Io, sol ti dico Quel che temer si può, non quel che temo ; Ch'io son pur sempre Cesare... Mi vieni Alla destra; di qui tardo ho l'orecchio; E ciò che di lui pensi aprimi schietto. (Parte Cesare con tutto...
186. oldal - ... stessa. Perché pigliando un picciolo coltello, col quale i barbieri sogliono tagliar l'unghie, e cacciando di camera tutte le sue cameriere, si fece una gran ferita in una coscia, onde n'uscì di molto sangue: e di là a poco quella ferita le mise addosso un grave dolore, et una terribil febre.
12. oldal - occhio suo passa attraverso ; mai Della commedia non si piacque, o Antonio, Come tu; nè alla musica da mente; Raro sorride, o in guisa tal sorride Che par di sè gioco si pigli, ea scherno Abbia lo spirto suo che alcuna cosa Lo mova al riso. Mai non sono in pace Uomini di tal tempra, infin...
70. oldal - Forse n' andrei ; ma fermo io son , siccome L' artica stella che nel suo costante E non mutabil centro altra compagna In ciel non ha. D'innumere faville ' È seminato il firmamento; ognuna - ' ' È fiamma, e luce han tutte; ma una sola Fra tutte immota sta. — Cosi nel mondo , D'uomini seminato; uomini tutti Di carne e sangue e d' intelletto : eppure Io son, fra tanto numero, sol uno Cte imperterrito tiensi ed inconcusso Nel proprio loco.
7. oldal - ... sembianza, o Bruto. Or ben, del mio discorso il tema è onore. — Quel che tu pensi di codesta vita, Ed altri teco, dir non so; ma prima Io, quanto a me, vorrei cessar la vita Che vivere in timor d'altro me stesso. Io, di Cesare al par, libero nacqui, E tu pure; allevati al par di lui, Ambo possiam durar del verno i geli, Com'esso. Mi sovvien che, in un ventoso Giorno crudel che il Tebro gonfio e torbo Flagellava le rive, a me dicea Cesare : II cor ti basta di gittarti, Cassio, con me nello...

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