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Che se pigrizia fosse sua sirocchia.

Allor si volse a noi e pose mente,
Movendo 'l viso pur su per la coscia,
E disse: va su tu che se' valente.

Conobbi allor chi era: e quell' angoscia
Che m' avacciava un poco ancor la lena,
Non m' impedì l'andare a lui; e poscia

Ch' a lui fu' giunto, alzò la testa appena,
Dicendo: hai ben veduto come ' sole
Dall' omero sinistro il carro mena?

Gli atti suoi pigri e le corte parole
Mosson le labbra mie un poco a riso;
Poi cominciai: Belacqua, a me non duole
Di te omai: ma dimmi perchè assiso
Quiritta se'? attendi tu iscorta?
O pur lo modo usato t' ha' ripriso?

Ed ei: frate, l'andare in su che porta?
Che non mi lascerebbe ire a' martiri
L'uscier di Dio che siede 'n su la porta.

Prima convien che tanto 'l ciel m' aggiri
Di fuor da essa, quanto fece in vita,
Perch' io 'ndugiai al fin li buon sospiri;
Se orazione in prima non m' aita
Che surga su di cor che 'n grazia víva:
L'altra che val che 'n ciel non è gradita?

PIGRIZIA. Anco nel Convivio la condanna (I, 1): Alli loro piedi si pongano tutti quelli che per pigrizia si sono stati, che non sono degni di più colà sedere. SIROCCHIA. Prov. (VII, 4): Dic sapientiae: soror mea es. Albertano: Di' alla sapienza: mia suora.

HAI. I pigri si ridono delle cure de' saggi.

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Poco. Antico inedito: Conciosiacosache non fosse suo atto: ma per dimostrare che tal è di poco prezzo. gente BELACQUA. Dice un antico postill.: Fuit optimus magister chitararum et leutorum; et pigrissimus homo in operibus mundi sicut in operibus animae. — DUOLE. Or che ti so salvo. Purgat., VIII: Nin gentil, quanto mi piacque Quando ti vidi non esser tra'rei! 42. QUIRITTA. Per qui, nel Purgat., XVII. Liviritta è nel Lippi. Quiciritta nel Par., VIII.

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44. TANTO. Decretali: Quanto tempore te peccare nósti, tanto te humilia Deo. AGGIRI. Giri intorno a me. Se il P. tenesse il sistema pitagorico o copernicano, potremmo intendere meglio: mi porti con sè ne' suoi giri. BUON. C. XXIII: Del buon dolor ch' a Dio ne rimarita.

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GRADITA? Joh., IX: Peccatores Deus non audit. Is.: Quum multiplicaveri

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E già 'l poeta innanzi mi saliva
E dicea vieni omai. Vedi ch'è tocco
Meridian dal sole: e dalla riva

Copre la notte già col piè Marocco.

tis orationem, non exaudiam: manus enim vestrae sanguine plenae sunt. Eccl. (XXXIV, 23): Dona iniquorum non probat Altissimus; XXXV, 21: Oratio humiliantis se nubes penetrabit.

GIA. Imagine più gigantesca del virg.: Nox ruit, et fuscis tellurem amplectitur alis. Ov. (Met., II): Dum loquor; Hesperio positas in littore metas Humida nox tetigit. Petr.: Perchè s'attuffi in mezzo l'onde E lasci IspaMERIDIAN. gna dietro alle sue spalle, E Granata e Marocco e le Colonne. Quivi mezzodi, dunque a Gerusalemme mezzanotte, e crepuscolo notturno a Marocco ch'è all' occidente della parte meridionale della terra abitabile, dove regnò, dice Pietro, il re Iarba.

CANTO V.

ARGOMENTO.

S'incontrano in altri negligenti a pentirsi, e morti di morte violenta: gli parla un Fanese, un Montefeltrano, una donna di Siena. E qui un' invenzione fondata sopra religiose tradizioni, non sopra idee imposte dalla fede cattolica. Un demonio fa nascere tempesta nell'aria per istraziare il corpo di Buonconte, poichè non potè straziare lo spirito toltogli dall' Angelo buono, e uscito nel nome di Maria che lo fece salvo. Quando si voglia permettere al diavolo questa puerile vendetta, si vedrà la pittura essere di rara evidenza e franchezza.

Il canto tutto spira soave e serena malinconia: ed è de' più belli dell'intero poema.

Nota le terzine 1; la 2 alla 6; la 8, 9, 10, 13, 14, 15, 17; la 19 alla 22; la 26 alla 28; la 30 alla 35; la 38 alla fine.

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I.

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Io era già da quell' ombre partito

E seguitava l' orme del mio duca,
Quando diretro a me, drizzando 'l dito,
Una gridò: ve' che non par che luca
Lo raggio da sinistra a quel di sotto,
E come vivo par che si conduca.

Gli occhi rivolsi al suon di questo motto,
E vidile guardar per maraviglia
Pur me, pur me, e 'l lume ch' era rotto.
Perchè l'animo tuo tanto s' impiglia,
Disse 'l maestro, che l' andare allenti?
Che ti fa ciò che quivi si pispiglia?

Vien dietro a me, e lascia dir le genti:

SINISTRA. Se volti a levante, avevano il sole a sinistra (c. III, terz. 31), ora ripigliando il cammino devono averlo alla destra, e a sinistra l'ombra del corpo di Dante. Si noti la varietà de'modi a dir la medesima cosa.

Dante che seguitava Virgilio, rimaneva più basso.

PERCHÈ. In questo discorso è l'animo del P. vero ed espresso.

Tomo II.

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SOTTO. Salivano.

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II.

Sta come torre ferma che non crolla
Giammai la cima per soffiar de' venti.

Che sempre l'uomo in cui pensier rampolla
Sovra pensier, da sè dilunga il segno,
Perchè la foga l' un dell' altro insolla.

Che potev' io ridir se non: i' vegno?
Dissilo alquanto del color consperso,
Che fa l' uom di perdon talvolta degno.
E 'ntanto per la costa da traverso
Venivan genti innanzi a noi un poco,
Cantando Miserere a verso a verso.

Quando s' accorser ch' i' non dava loco
Per lo mio corpo al trapassar de' raggi,
Mutâr lor canto in un oh lungo e roco.
E duo di loro in forma di messaggi
Corsero 'ncontra noi, e dimandârne:
Di vostra condizion fatene saggi.

El mio maestro: voi potete andarne
E ritrarre a color che vi mandaro

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TORRE. Conv. (II, 2): Quello amore il quale tenea ancora la rocca della mia mente. Per indicare che le ricchezze nulla possono sulla virtù, dice una canz.: Ne la diritta torre Fa piegar rivo che da lungi corre. Ar. (XXX, 48): Quai torri ai venti o scogli all' onde furo. Tre similitudini ha questo canto. E il Purgatorio ne ha men dell'Inferno d'assai.

RAMPOLLA. Par.: Nasce a guisa di rampollo, Appiè del vero il dubbio : ed è natura che al sommo pinge noi... Par sentenza contraria a questa. Ma altro si è il dubbio che nasce dal vero, e al vero move; altro è l' ingombrarsi del pensiero sopra pensiero che toglie la forza del fare. La metafora del rampollo sta meglio nel Paradiso che qui; e qui discorda dall'altra del segno e della foga. DILUNGA. Dilungando sè dal segno, dilunga il segno da sè. SEGNO. Pluribus intentus minor est ad singula sensus. . UN. Pensiero. INSOLLA. Sollo, soffice, quindi molle (Monti, Prop., vol. III, parte 1, p. 175). La nostra mente, abbandonandosi a molti pensieri che si urtino in guisa che l'uno rallenti il corso dell'altro, arriva tardi al segno principale a cui corre. Montaigne: L'âme qui n'a point de but établi, se perd.

TALVOLTA. Perchè v' ha pure una trista vergogna (Inf., XXIV). Arrossisce più volte (Iuf., XXX).

8. TRAVERSO. Di contro a noi.

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- VERSO. A vicenda. Si notino i canti de' purganti, che son frequentissimi, e dispongono l'animo alle celesti armonie. OH. Ariosto (XVIII, 78): E con quell' oh che d'allegrezza dire Si suole, incominciò...

SAGGI. Saggio da sapio. Fate che sappiam chi voi siate.
RITRARRE. Per dire (Inf., II, 2).

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Che 'l corpo di costui è vera carne.
Se per veder la sua ombra restaro,
Com' io avviso, assai è lor risposto.
Facciangli onore; ed esser può lor caro.
Vapori accesi non vid' io sì tosto
Di prima notte mai fender sereno,
Nè, sol calando, nuvole d'agosto,

Che color non tornasser suso in meno:
E giunti là con gli altri a noi diêr volta
Come schiera che corre senza freno.

Questa gente che preme a noi, è molta,
E vengonti a pregar, disse 'l poeta:
Però pur va, ed in andando ascolta.

O anima che vai per esser lieta
Con quelle membra con le quai nascesti,
Venian gridando, un poco 'l passo queta.
Guarda s' alcun di noi unque vedesti,
Sì che di lui di là novella porti.
Deh perchè vai? deh perchè non ťarresti?
No' fummo già tutti per forza morti,
E peccatori infino all' ultim' ora:

Quivi lume del ciel ne fece accorti

Sì che, pentendo e perdonando, fuora
Di vita uscimmo a Dio pacificati,

Che del disio di sè veder n' accora.

13. VAPORI. Georg. (I, 365): Saepe etiam stellas, vento impendente, videbis Praecipites coelo labi, noctisque per umbram Flammarum longos a tergo albescere tractus. Arist. (Meteor.) distingue i vapori che, dalla terra saliti nella seconda regione dell'aria, ivi gelano; altri si risolvono in vento, altri s'alzano al cerchio del fuoco, e dal movimento s'accendono. NUVOLE. Nè vapori accesi fendon si tosto le nuvole estive sul calar del sole, quando i lampi son più visibili e spessi. L'Ottimo intende che le nuvole fendano il sereno: Le nuvole, che per la calura dell'aere discendono alla terra quasi cacciate dal detto calore. Is. (LX, 8): Qui sunt isti, qui ut nubes volant? CORRE. Per desiderio d' invocare la preghiera d'un vivo. PREME. Con calca, con fretta.

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pigre.

VA. Esempio di sollecitudine a quell' anime

19. PENTENDO. Pentér per pentirsi (Inf., XXVII). — PERDONANDO. Chiedendo per- A Dio. Petr.: Col cor ver me pacificato e umile.

dono.

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ACCORA. Conv.: Il sommo desiderio di ciascuna cosa,e prima dalla natura dato, è lo ritornare al suo principio; e perocchè Iddio è principio delle nostre anime ... essa anima massimamente desidera tornare a quello.

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