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sacre, errano

hanno paura delle spine e non veggono le delizie che sono nell' orto. Pure sono alcuni dotti e filosofi che dicono che in questo mondo bisogna patire, e voglionsi chiudere in queste spine, e sforzansi di fare della necessità virtù, ma come veggono il velo grosso della scrittura, se ne fanno beffe, e dicono: che sogni sono questi? che vogliono dire tanti sacrificii? Muliercularum cibus est iste. Nauseat anima nostra super cibo isto levissimo. I teologi studiano bene alle volte questa scrittura, ma non operano poi secondo che gl'intendono; penetrano qualche volta il velo, cioè, intendono qualche senso spirituale, ma non penetrano la siepe, perchè non studiano per operare, e però non hanno la consolazione degli angeli; altri confidandosi nel proprio lume e parendo a loro essere illuminati delle scritture nella nubecula, come fanno gli eretici che hanno sentito male di Cristo Gesù; ita che questa nubecula gli ha offuscati, ottenebrati e accecati affatto. Alcuni, dato che confessino di fuora la fede, tamen incorrono nel peccato della superbia e curiosità, volendo troppo curiosamente scrutare la maestà di Dio. Questi sono quelli che tutto 'I di vogliono disputare della maestà di Dio, cioè della Trinità, delle relazioni delle persone divine, della predestinazione, e cercano sempre ragione dell'opere di Dio, e perchè non le intendono, dannano Dio; or costoro non sono pervenuti all'orto, nè alla fonte. Che s'ha adunque a fare di costoro? Non altro, se non che quel fuoco che era l'ultima chiusura dell'orto, uscirà per la nubecula, cioè per l'umanità di Cristo. quando darà la sentenzia contro alli reprobi, in forma umana, e uscirà per la siepe, cioè per ministerio degli angeli, e arderà e consumerà il velo e le spine, e involgerà tutti gl' impii. Di questo fuoco diceva David: Ignis in conspectu eius exardescet. E così consunta la grossezza della lettera, si manifesteranno le figure delle scritture, e mancheranno le tribolazioni de' giusti, e da questo paradiso spirituale della vita presente passeranno al paradiso celeste, Ubi regem in decore videbunt, ibi inebriabuntur ab ubertate domus Dei, et torrente voluptatis suae potabit eos. Quivi saranno inebriati della grassezza delle dolcezze divine, s' immergeranno in quello torrente della divinità; e goderanno in saecula saeculorum. Amen.

PREDICA VIGESIMA

Delle Delizie e dell'Amicizia de' perfetti cristiani.

Emissiones tuae paradisus malorum punicorum.

Dilettissimi in Cristo Gesù fratelli, abbiamo visto come gli empii, considerando le cose grandi che ha fatto Gesù Cristo in questo mondo, mediante la sua incarnazione in propria persona, e le cose mirabili che gli ha fatto nella chiesa, mediante i suoi eletti, i quali hanno immutato il mondo e trionfato de' tiranni e del diavolo, e con la pazienza e costanza mirabile hanno sopportato aspri martirii; si dovrebbero disporre a credere quel che Asaph nostro ha detto esser vero, cioè, che Dio non fa male a' giusti, ma bene, perchè egli hanno innumerabili consolazioni spirituali, e sono assomigliati da Cristo Gesù a un orto pieno di delizie, chiuso intorno con cinque clausure. E benchè quest' orto sia concluso e non sieno così patenti e manifeste a ognuno le delizie di dentro, cioè, che hanno gli eletti di Dio nell'anima, nondimeno per le ragioni predette e per le cose che si veggono di fuori a quest'orto, dovrebbero credere molto maggiori delizie essere dentro. E chi si volesse umiliare e andare alla scuola umile di Gesù Cristo, cioè al presepio santo, e pigliasse la forma del discepolo, senza dubbio in un di imparerebbe più a questa scuola che in cento anni alla scuola di Platone e d'Aristotile. O pure per conforto de'fedeli, e massime degl'incipienti, ed eziandio per quelli che sono eletti di Dio, acciocchè si convertino, io intendo entrare dentro in quest'orto della chiesa e dichiarare più

SAVONAROLA, Opere. Vol. 1.

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in particolare le delizie delli perfetti cristiani, e acciò meglio m'intendiate vi proporrò tali delizie sotto figura e parabola d'un bellissimo giardino, come m'è stato mostrato, e come insino a qui abbiamo fatto.

Meditando io quello che avessi a dire, subito fui rapito, e vidimi innanzi agli occhi un bellissimo giardino molto bene lavorato e coltivato; e nel primo ingresso era un campo pieno di melagrani, de' quali alcuni erano dolci, alcuni acidi, altri di mezzo sapore; e veddi alcune melagrane aperte, alcune chiuse; e certo in questo primo ingresso io ebbi gran piacere. Procedendo poi più oltre, io veggo un bellissimo campo, dove erano molti cipri, i quali comunemente nascono tra le vigne balsamine, e fa questa specie d'albero il seme bianco, il quale cotto nell'olio e premendolo, se ne fa olio, ovvero unguento regale: ben ben, dich' io, questi sono arbori molto preziosi. Vado poi più là e veggo un altro campo pieno d'una certa erba che si chiama nardo spicato, molto odorifero; e di questa erba, o della spiga sua, se ne fa olio, che volgarmente lo domandiamo olio di spigo. L'odore di tal erba molto mi confortò il cerebro; vado più innanzi e veggo un campo di croco, cioè zafferano bellissimo; la virtù di questo zafferano vale a letificare il cuore. Poi veggo un campo di fistula, cioè di cassia, poi un campo di cinamomo, ch'è una spezie molto odorifera e sapida e penetrativa del gusto e dell'olfato, e chiamasi volgarmente cannella. Dipoi, intorno a questi, veddi campi dove erano di tutte le ragioni arbori del monte Libano, cioè, cipressi, cedri, palme, olive, fichi e molti altri arbori. Dopo questi veddi campi spaziosi di mirra e d'aloè, e di tutti gli aromati. Mirra è un arboro piccolo in Arabia, il quale, quando è agitato da due venti contrarii, massime dall' aquilone e dall' austro, comincia a sudare nella primavera, per le fessure della corteccia esce un liquore odorifero, preziosissimo e virtuosissimo; aloè è un arboro odorifero, dato che 'l sia amaro; e questi due aromati s'adoprano nelle medicine, e sono purgativi e preservativi dalla corruzione. Or contemplando io questo giardino non avevo più spirito, tanto era il piacere e la ricreazione che io ne cavai! Fammisi innanzi il padrone del giardino e dice: Vieni, io ti voglio mostrare una bella cosa; e menami a mezzo dell'orto, dov'era un fonte chiuso e suggellato, il quale ancora era pozzo d'acque vive che irrigavano tutto il giardino. Vedevo poi sopra gli arbori diverse spezie d'uccelli :

cardueli, usignoli, e simili, che dolcemente cantavano; e in terra vedevo bellissimi animali che scherzavano, Ita chè finalmente in tal orto era un sommo piacere, onde bene è domandato paradiso delizioso. Veggiamo adunque se quest' orto si può trovare ne' giusti, come dice il testo proposto della Cantica, che sono parole dello sposo Cristo Gesù, che commenda l'orto della santa chiesa dicendo: Emissiones tuae, paradisus malorum punicorum cum pomorum fructibus, cipri cum nardo, nardus et crocus, fistula et cinnamomum cum universis lignis Libani, mirra et aloe, cum omnibus primis unguentis; fons hortorum puteus aquarum viventium, quae fluent impetu de Libano. Sopra queste parole vi voglio dichiarare in particolare le delizie e beni che hanno gli eletti nella vita presente, secondo che Iddio ci darà grazia.

Per fondamento dovete notare, secondo la dottrina de' santi, che nel di del giudicio cessando il moto del cielo, tutte queste cose miste e composte si resolveranno ne' loro immediati principj, cioè negli elementi, de' quali sono composti, eccetto i corpi degli uomini che saranno fatti incorruttibili. Adunque nè arbori nè piante, nè uccellini, nè animali bruti rimarranno sopra la terra. Non ci saranno eziandio questi vostri belli orti, nè tanti belli giardini e paradisi che voi avete di qua. Dicono ancora i santi un'altra cosa, che dopo la resurrezione l'uomo non solamente sarà glorificato nella parte intellettiva, perchè vedrà Iddio e in tal visione avrà grandissimo piacere, ma eziandio sarà beato quanto alla parte sensitiva, ita che tutti li sensi corporali saranno in atto, perchè saranno perfetti da ogni parte, e la perfezione di ciascuna potenza, consiste in essere in atto circa il proprio obietto, cioè quando l'ha presente il proprio obietto; onde noi abbiamo dalla natura la potenza visiva per vedere, abbiamo l'udito per udire i suoni e le voci, il tatto per sentire le qualità tangibili, come è il caldo, il freddo proporzionato a esso tatto, similmente il secco e l'umido, il duro, il molle e altre cose proporzionate al tatto. Il gusto è fatto per li sapori, l'olfato per gli odori. Quando adunque i sensi corporei hanno presenti gli obietti loro, allora sono perfetti, e perchè in paradiso, come è detto, saranno perfetti da ogni parte, però vogliono i dottori che in paradiso abbino a essere le laude vocali, e gli odori ne' corpi gloriosi. Sarà l'occhio del beato glorificato, perchè avrà presente l'obietto suo, in nobilissima perfezione. Vedrà il corpo glorioso del nostro Salvatore, della Vergine santa, e degli altri santi, e piglieranne grandissima consolazione,

La potenza gustativa sarà glorificata, perchè sentirà in sè mira-
bilissimi sapori. Il tatto similmente, perchè toccheremo il corpo
del nostro Salvatore e degli altri santi, con massima delettazione.
Or dimmi un poco, se e' fusse uno che avesse un bellissimo giar-
dino, quale disopra abbiamo detto e descritto, e ancora più bello,
non sarebbe egli reputato beato? Quanto credi tu che spendes-
sero li re e li principi per avere un simile orto, massime che
noi veggiamo che se ne dilettano? Se e'n' avessino un simile,
quanto piacere n'arebbono, perchè tal orto deletterebbe tutti i
sensi loro; il viso, nella diversità de' fiori e de' colori; l'udito, nel
canto degli uccelli; l'olfato, nell'odore degli aromati; il gusto
ne' frutti; il tatto nell' acque dolci e nell' aere temperato. Item
tal orto deletterebbe li sensi interiori, perchè tutte queste cose
deletterebbero la fantasia. Item deletterebbero l'intelletto, perchè
per la varietà e bellezza di tali cose di tal orto, rapirebbe l'in-
telletto nella contemplazione delle cose divine. Chi non vorrebbe
avere un simile giardino? Ma tu dirai: se gli è di tanta delet-
lazione, perchè non ha fatto Dio a' suoi eletti un simile para-
diso in questa vita, o almeno dopo la resurrezione? E si potrebbe
rispondere, che etiam in questa vita il Signore fece un bellis-
simo paradiso per l'uomo, che si domanda paradiso di letizie,
e di voluttà, secondo che è scritto nel Genesi, al secondo capitolo ;
il quale, secondo la comune opinione de' dottori è sito nell'oriente,
pieno di frutti, fertile e copioso di acque. Ma l'uomo per il pec-
cato lo perse e fu scacciato in questa valle di miserie. Quanto
poi all' altra vita, dico, che e' sarà tanto grande la delettazione
de' santi, e quanto all' anima e quanto al corpo, che e' non fa-
ranno stima alcuna di queste cose sensibili quaggiù, onde e' non
si degnerebbono guardare tale orto, avendone loro uno molto più
bello senza comparazione, cioè il paradiso celeste che è il cielo
empireo tutto fulgido, dove e' saranno beati e quanto all'anima,
vedendo e fruendo Iddio sommo bene, e quanto al corpo, per
redundanzia della gloria dell' anima in esso corpo e per la glori-
ficazione de' sensi, e massime per il corpo di Gesù Cristo, nel
quale mirabilmente i sensi nostri saranno recreati; l'occhio ve-
dendo la bellezza sua, secondo che è scritto: Videbunt regem in
decore suo, cioè Gesù Cristo col corpo glorioso: l'audito udendo
la voce sua suavissima, che dirà loro: Consolamini consolamini
popule meus, dicit Dominus Deus noster, e simili parole; onde
diranno insieme con la Sposa: Ostende nobis faciem tuam: Sonet

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