Oldalképek
PDF
ePub
[merged small][merged small][ocr errors][merged small]

Ricordatevi, dilettissimi in Cristo Gesù, che ieri Mater pulchrae dilectionis, cioè la Sapienzia incarnata, parlando con esso meco, mi narrò molte belle cose della carità; e primo, che l' era forte come la morte, secondo, che la sua emulazione era dura come l'inferno, cioè che gli emulatori di quella, erano duri e inflessibili, non si lasciando flettere e piegare da nessuna persecuzione. Terzo che le lampade di questa dilettazione erano lampade di fuoco e di fiamme. Dicemmo che questi tre effetti si sono visti negli eletti di Dio, e massime negli Apostoli e nelli Santi della primitiva chiesa, perchè totalmente si separorno da questo mondo, come la morte separa il corpo dall' anima. Stettero duri e inflessibili nella persecuzione giudaica, e illuminorno con questo amore e infiammorno il popolo gentile. Dicemmo quarto, che contra questa dilezione s'oppose il mare, cioè li Romani per estinguerla e non poterono etiam con martirii: Quia aquae multae non potuerunt extinguere charitatem Dei. Quinto, vennono dipoi i fiumi dell' eloquenzia, cioè i filosofi, rettorici e eretici, e volevano coprire e suffocare con loro argumenti e arguzie questa carità, e non prevalerno: Quia nec flumina obruent eam. Ricordatevi eziandio che io la dimandai, perchè il popolo non voleva sopra di sè questo dolce peso dell'amore di Gesù Cristo, e che la mi rispose, che e' veniva, perchè il popolo era uno fanciullo dedito alle sensualità e non avea forze, e se tu vuoi questo dolce peso tu, disse:

Pone me ut signaculum super cor tuum. E questa era tutta la fortezza del popolo. Item vi dissi innanzi, che e' non mi parea che questo amore fosse oggi negli uomini, e dissivi le ragioni che mi moveano a dubitare; io domandai poi questa veneranda donna, se erano vere tutte queste belle cose che la m'avea narrato della carità; mi rispose: il tuo Asaph ne renderà buono testimonio, il quale venne e disse: Quia inflammatum est cor meum, et renes mei commutati sunt, et ad nihilum redactus sum et nescivi: ut iumentum factus sum apud te, et ego semper tecum, etc. E dissi: E c'è egli altra causa, o Regina, che c'impedisca che noi non abbiamo questa carità? sarebb' egli per altro nostro difetto? Ed ella mi rispose: Vieni meco e saprai ogni cosa. Io vo con lei, e menommi a un luogo dove era una gran moltitudine di popolo, e avendo un suggello in mano s'accosta a uno e dissegli: Fili praebe mihi cor tuum. E viddi che gli avea il cuore sopra il capo evaporato, cioè resoluto in fumo come uno vapore che ascende in alto, in modo che la corona era sopra il capo ornata di lapide preziose, e del mezzo di tal corona usciva quel vapore; e disse allora quella veneranda donna: niente è manco disposto al suggello che 'l vapore, e partissi. La va e trova un altro e sì gli dice: Fili praebe mihi cor tuum. E questo tale avea il cuore nel cervello e non vi si potea imprimere il suggello, perchè non ritenea la forma del suggello. Onde la si volta a un altro e disse: Fili praebe mihi cor tuum. E appunto costui avea il cuore nell'ossa, in modo che gli era diventato d'osso, e disse gli è troppo duro, non è possibile a poterlo suggellare. In modo che la chiamò un altro e disse: Fili, praebe mihi cor tuum. E subito la vede che 'l cuore di costui era disceso nel ventre, dove stanno le feccie del corpo nostro, ed era come sterco, e però non potè suggellarc. La si voltò a un altro e domandogli il cuore suo. Costui appunto l'avea in mano, ma e' l'avea tenuto al sole, in modo che gli era tanto secco che la si provò se la lo poteva suggellare, e non fu possibile. Or finalmente la s' abbatte a trovare un pazzo che si stava là in terra prostrato e spezzava certe ossa e certe carni, e pestava ogni cosa insieme e facevane polvere e poi vi mescolò del sangue e formò un cuore, e dicendogli quella donna: Fili, praebe mihi cor tuum; lui gli dette quel cuore fatto rosso, e lei v' impresse il suggello, e poseglielo nel petto. Costui tutto allegro cominciò a far festa e saltare e fare molte cose come noi vedremo. Ora state a udire.

Per maggiore intelligenzia delle parole d'Asaph, e exconsequenti della parabola proposta, dovete notare che l'uomo essendo, come dice il filosofo, Microcosmo, cioè minor mondo, quella medesima virtù e potenzia ha la parte intellettiva rispetto a tutto il corpo umano, quale hanno gli spiriti rispetto a'corpi, così animati come inanimati. Ora noi veggiamo che in tutto l'universo gli spiriti cosi cattivi come buoni, muovono li corpi ad nutum, e come piace loro, quanto al moto locale, come si vede nell' intelligenzia che muove il cielo, la quale muove sempre a uno modo con mirabile uniformità; la qual cosa non farebbe, se la non movesse il cielo ad nutum, cioè come gli piace, quanto al moto locale. Questo medesimo veggiamo negli spiriti maligni, quando entrano ne' corpi umani, che e' muovono quelle membra corporee, come pare a loro, e nulla resiste loro; e quando gli assumono un corpo d'aria o d'altra materia, fanno quel medesimo. Ma quanto al moto dell' alterazione, cioè circa l'alterare i corpi e fare, verbigrazia, che un corpo che è ora freddo sia caldo e e converso, e quello che è ora infermo sia sano, e similmente che uno che in sè medesimo è quieto e tranquillo, subito si muova a ira, e circa simili altre alterazioni, gli spiriti non muovono così ad nutum e a beneplacito loro, ma bisogna che gli adibischino e usino per istrumenti a operarc simili alterazioni, certi semi e agenti naturali, e così alterino e causino tali cose. Così dice santo Agostino de' Magi di Faraone, che produssono le rane; imperocchè il diavolo conoscendo tutte l'influenze celesti, colli semi delle cose naturali, può fare che le rane e alcune altre cose simili si produchino, può molto bene il diavolo assumere del seme dell' uomo, e porlo nel luogo atto alla generazione, e così si produrrà carne umana; e poi creando Iddio l'anima e infondendola nel corpo a poco a poco forma il corpo umano. L'intelletto adunque dell' uomo, mediante la volontà, può muovere a beneplacito le membra del suo corpo, quanto al moto locale, come si vede manifestamente, che io muovo le mani e li piedi secondo che io voglio. Se tu dicessi: oh e' non può però trasmutare un membro da un luogo a un altro, verbigrazia, e' non può comandare al capo che vada nel luogo de' piedi, e stia quivi, ed e converso che li piedi vadino in sul capo, e similmente non può comandare al cuore che vadia nel cervello. Si risponde, che quando noi diciamo che i membri nostri obediscono ad nutum, quanto al moto locale, all' imperio della volontà, questo

SAVONAROLA, Opere. Vol. 1.

35

s'intende servatis servandis; pure che si servi l'ordine dato da Dio, le membra nostre gli obbediscono ad nutum quanto al molo locale. E questo medesimo s'intende degli spiriti, così cattivi come buoni, rispetto alli corpi, perchè dato che gli abbino gran forza, non possono però confondere l'ordine dell'universo. Non possono gli spiriti trasmutare un cielo e porlo sopra l'altro cielo, e l'elemento, verbigrazia, dell'acqua sotto la terra, ma servato l'ordine dato da Dio, possono quello che io ho detto. Potrebbe un angelo, ed eziandio il diavolo (se Dio gli desse licenzia), con la forza che gli ha trasmutare una città da un luogo a un altro, e uno monte da un luogo a un altro. Similmente l' intelletto mediante la volontà, può muovere i fantasmati alla fantasia e fare che la immagini un monte d'oro, e subito lo fa; se comanda che immagini un animale, che abbia il capo del lione e i piedi dell'asino e il corpo del cavallo, subito obbedisce. Ma non può così de'facili alterare il corpo ad nutum e a beneplacito suo, ma adibisce e usa per suo adiutorio i semi e gli agenti naturali; verbigrazia, se e' si vuole eccitare a ira non può subito muovere il sangue circa il cuore che causa l'ira, ma usa certi semi a causarla che sono l'immaginazioni; verbigrazia, comincia a immaginare, e dice: il tal mio inimico m'ha fatto la tale ingiuria, e' m'ha rubato, e'm'ha detto la tal parola, e così eccita ad ira. Dipoi che gli è così adirato, non può subito a beneplacito suo scacciarla, ma bisogna che e' formi nuove immaginazioni, cioè che e' cominci a pensare ad altre cose, verbigrazia al giudicio di Dio, a' peccati sua contro a Dio e contro al prossimo o alla bruttezza di tal vizio che pone l'uomo fuora di sè e così subito si mitiga e placa. Onde quando l'uomo si sente eccitato a odio o a libidine, se e' vuole scacciare da se tal odio e tal inonesta fantasia, gli bisogna assumere altri semi, cioè trovare altre cogitazioni, e così scacciare quelle prime. E però, fratres mei, quando voi vi sentite tentare da diversi vizii, non ci è altro rimedio che ricorrere all'orazione e contemplazione delle cose divine, e massime pensare alla passione di Gesù Cristo e degli altri santi, e con questi nuovi semi e nuove immaginazioni, scacciare da sè i semi cattivi e le prave immaginazioni. Ma a che fine ci hai tu fatto questo discorso? ora ve lo dirò.

L'amore è come un dipintore. Un buono dipintore, se e' dipigne bene, tanto delettano gli uomini le sue dipinture, che nel contemplarle rimangon sospesi, e qualche volta in tal modo che

e' pare che e' sieno posti in estasi e fuora di loro, e pare che e' si dimentichino di loro medesimi: Così fa l'amore di Gesù Cristo quando è nell'anima, perchè la grazia e la carità è nella parte intellettiva, la grazia è nell'essenzia dell' anima, la fede nell' intelletto, la carità nella volontà; questa carità adunque che presuppone la fede e la grazia, è un buono dipintore. E perchè, come noi abbiamo detto, la fantasia ubbidisce ad nutum alla parte intellettiva, subito l'amore dipigne una bella camera alla fantasia delle cose dell'amato. Domanda uno che sia innamorato d'una donna, che cosa gli dipinga l'amore nella camera della fantasia; risponderà, la faccia sua, gli occhi e gesti, le veste e simili cose; e tanto bene gliele dipigne, che tutte le potenze dell'anima sua rimangono sospese a tali pitture, e non si diletta di pensare ad altro, nè di contemplare altro che quelle pitture. Onde tu vedi che questi innamorati non pigliano piacere nessuno, nè in mangiare, nè in dormire, nè in cantare, nè in sonare, eccetto per conto della sua amica. Se tu lo richiedi che e' venga teco a cacciare o a uccellare, dice che non può, perchè è occupato là in quelle pitture. Se tu l'inviti a cena o a desinare, si scusa che ha altre occupazioni. Digli: vieni alla tal festa, alla tale rappresentazione, ti domanderà: saravvi la tale? Io l'ho scolpita nella fantasia; Io non mi potrei mai partire da queste pitture; e così vedi che e' non piglia sollazzo o piacere alcuno se non contemplare quelle pitture della fantasia sua. E se questo fa l'amore carnale, molto più l'amore spirituale, cioè di Gesù Cristo; dipinge nella fantasia tutta la vita di Gesù Cristo, e tutto quello che gli ha operato in questo mondo per nostro amore; onde diceva la sposa nella Cantica: Fasciculus myrrhae dilectus meus mihi : inter ubera mea commorabitur: La mirra è un arbore dell'Arabia, la gutta della quale eziandio la corteccia è molto amara, e significa l'amaritudine che sopportò Gesù Cristo per noi in questo mondo. Dice adunque la sposa La morte, e la passione e tutte le tribolazioni e amaritudini del mio diletto sposo Cristo Gesù, dell' amore del quale io languisco, sempre dimorerà nella memoria mia per conlinua meditazione e immaginazione di tanto amore quanto m'ha portato, e sempre arò nel cuore dipinta la passione sua e l'amore suo. E perchè queste pitture sono bellissime, e massimamente delettabili, di qui è che tutte le potenze dell'anima stanno sospese a contemplare. Onde si legge che gli uomini santi e perfetti eziandio in questo mondo, nella contemplazione di Cristo Gesù,

« ElőzőTovább »