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estingue. Dalla sinistra mi par vedere corni, che venghino dell'inferno, e sono dentro pieni di fuoco, e l'acqua è di fuora. Questi sono gli empi che vengono dell'inferno quanto alla vita cattiva, perchè dato che sieno da Dio per creazione, nondimeno e' sono del diavolo quanto all'imitazione della vita; e questi corni sono pieni di fuoco, cioè di vari desiderii del mondo. Quando sono incesi dal fuoco dell'avarizia, quando dal fuoco dell' invidia e dell'ira, e quando dal fuoco della libidine. Hanno eziandio dentro il fuoco delle tribolazioni, perchè, come è detto di sopra, nè ancora loro sono in pace. L'acqua che è di fuora non li può refrigerare, perchè la grazia degli altri non gioverà loro, onde totalmente questi corni degli empi saranno consumati, almanco nella morte e poi nell' inferno, e li corni de'giusti permaneranno in eterno, e saranno esaltati, come dice l' ultimo versetto del salino Confitebimur tibi Deus, confitebimur; del quale abbiamo buona parte esposto. Et omnia cornua peccatorum confringam : et exaltabuntur cornua iusti: lo spezzerò, dice, i corni de' peccatori, cioè la superbia e la potestà degli empii, di qua per morte temporale, togliendo loro il dominio che gli hanno sopra i giusti, e di là per morte eterna, mettendoli ad ardere nell' inferno. Adunque, o Asaph eletti miei, voi intenderete perfettamente la soluzione della questione, cioè se io fo bene a' cattivi e male ai buoni, In novissimis eorum, ne' fini che faranno di qua i buoni e i cattivi. Voi cominciate già in questo mondo a vedere quel che viene in questi corni, A novissimis eorum, cioè dal cielo e dall' inferno, perchè ne' corni degli empií dall' inferno vien fuoco di diverse concupiscenze e desiderii mondani, e fuoco di tribolazioni; ne' corni de' giusti descende dal ciclo acqua di grazia divina, che refrigera le loro tribolazioni. E così tutti hanno l'arra. I giusti hanno di qua l'arra del paradiso, i reprobi hanno l'arra dell' inferno. Concludiamo adunque quello che dice Balaam: Moriatur anima mea morte iustorum, et fiat novissima mea horum similia. Il che ci conceda Gesù benedetto: Qui est benedictus in saecula. Amen.

PREDICA NONA

Delle tribolazioni de' cattivi,

Et intelligam in novissimis eorum.
Psal. 72.

Ne' sermoni precedenti, dilettissimi in Cristo Gesù, abbiamo detto, che vedendo Asaph non potere per investigazione umana trovare la soluzione del modo della questione, e che questo gli era gran fatica, stava addolorato e sospeso infra sè, quello che gli avesse a fare, è finalmente gli fu detto, che se e' voleva intendere questa questione, uscisse della casa della filosofia naturale, e entrasse nel santuario delle sacre scritture; e però disse: Existimabam ut cognoscerem; io mi davo ad intendere poter conoscere e intendere questa questione, e io ho poi visto, che questo m'è fatica grande: Hoc labor est ante me donec intrem in sanetuarium Dei, insino a tanto che io non entro nel santuario di Dio, che è la sacra scrittura: Et intelligam in novissimis eorum; cioè, al di del giudicio nelle punizioni de' reprobi, ne' premii dei giusti, ovvero intenda questa questione ne' novissimi degli empii, cioè ne' fini che fanno i reprobi, perchè alla fine poi capitano tutti male e conoscesi chiaramente che Dio há provvidenza particolare de' suoi eletti, benchè li lasci in questo mondo tribolare. Per la qual cosa Asaph, cioè l'uomo infermo ancora nella vía di Dio, convertendosi allo studio delle sacre scritture, quivi intese la questione ne' novissimi di questi empii, perchè quivi vidde e lesse, come tutti i tiranni e gli iniqui benchè a tempo fussino prosperati, miserabilmente aver finito la vita loro. Allora

conobbe che nessuno empio rimaneva impunito, ma che tutti i persecutori de' giusti, come fu Cain, Faraone, Zeb, Zebee, e Salmanasar, Nabucodonosor, Sennacherib, Antioco, Erode Nerone, Domiziano e tutti gli altri simili, sono capitati male; e così abbiam visto e per ragione e per le scritture sacre, cosi del vecchio come del nuovo testamento, così figuralmente come apertamente, in buona parte la soluzione della questione. Nel presente sermone voglio che noi vediamo il medesimo per alcune altre ragioni e per altre scritture non manco valide che le prime, acciocchè più ci confermiamo in questa intelligenza; ora state a udire quello che noi vogliamo dire.

lo voglio un' altra volta statuire gli uomini da tutte le quattro parti del mondo. Mettiamo dalla parte orientale i perfetti, che sempre sono col sole della giustizia. I proficienti, che si cominciano a risolvere in acqua di lagrime, ponghiamoli dalla parte australe, donde viene il vento calido, che genera la pioggia. Gl' incipienti collochiamoli nella parte occidentale, dove tramonta il sole, perchè costoro facilmente caggiono ne' peccati per l'impulso delle tentazioni, e allora tramonta loro il sole. Gli empii stieno dalla parte aquilonare che è fredda: Quia ab aquilone pandetur omne malum. E Caino sia in mezzo che ammazzi Abel, e Iddio sia giudice. E voglio che noi ci cominciamo dalla parte sinistra dove sono gli empii, de' quali dicono gli uomini che Dio fa bene a loro, sì perchè Asaph nel salmo tiene questo ordine, per lasciarvi colli buoni nella parte destra. Dice adunque Asaph Hunc humiliat et hunc exaltat. Udite, dice, Dio umilia questo e esalta quest' altro; di fuora umilia i giusti e esalta gli empii, di dentro esalta i giusti e umilia gli empii. E per questo di nuovo udite oggi la ragione, benchè ieri ne dicessimo qualche cosa. Dio, il quale ogni cosa ha creato sapientissimamente, perchè al sapiente s'appartiene ordinare, ha constituito un mirabile ordine nell'universo, ita et taliter, che le specie delle cose create sono come i numeri, una specie è superiore all' altra, e una cosa dipende dall' altra. E perchè la sostanza angelica è sostanza intellettuale, naturalmente ha cognizione delle cose, e Dio nella mente loro ha posto tutto l'ordine dell'universo. Ma gli uomini non hanno la scienza naturalmente indita, perchè sono di natura più imperfetta, ma bene la possono acquistare per le cause e per gli effetti. Gl' intelletti adunque creati naturalmente possono intendere quelle cose che sono in ordine di questo universo; ma

se alcuna cosa è fuora di questo ordine non la possono intendere, perchè ciascuna persona ha i suoi termini, fuora de' quali non esce nè s'estende, come è manifesto in tutti i sensi. Tu non vedi mai che l'occhio cerchi d'udire nè eziandio s' usurpa l'operazione degli altri sensi propriamente. E in converso, gli altri sensi non s'estendono all' operazione del senso del viso. Quelle cose adunque che dipendono dalla mera volontà di Dio, le quali Iddio non opera mediante le cause create, nessuno intelletto creato le può sapere, nè si può estendere all' intelligenza di quelle, salvo se non l'avesse per rivelazione. E una delle cose che dipende dalla mera volontà di Dio è quella che noi dicemmo ieri : perchè cagione Iddio umilia più questo che quell'altro, e perchè esalta più questo che quell' altro; che tanto è a dire, perchè elegge egli questo, e quello non clegge? E dicemmovi, che Iddio non ci ha rivelato altra risposta, se non questa, cioè perchè così vuole, come è scritto: Cuius vult miseretur, et quem vult indurat. L'altre ragioni se l'ha riservate nel petto suo. E però il nostro Asaph avendo detto: Hunc humiliat et hunc exaltat, quasi volendo assegnare la ragione perchè Iddio umilii questo per reprobazione, e quello esalti per elezione, dice: Quia calix in manu Domini. Quasi che voglia dire, non cercare altra risposta che questa della volontà di Dio, questa potestà è nella mano del Signore, lui può fare come e' vuole. E perchè vuole egli così? Ella è una insipida domanda a cercare la causa della volontà divina, Quia calix, cioè il calice della punizione e del giudicio e dell'ira è nella mano e potestà di Dio, a fare ciò che e' vuole, e la volontà sua è regola e misura di tutte le misure e non può errare. E se tu domandi: che calice è questo, e che giudicio è questo? risponde: Vini meri plenus misto. Cioè questo calice del giudicio che è nella podestà di Dio, è pieno di vin puro mescolato. Questo vin puro è la tribolazione de' giusti. Ma dirai tu come può egli esser vin puro s' egli è mescolato, e come mescolato, s'egli è puro? Guardate mirabil parlare della scrittura! Dico che 'l vino significa la tribolazione, e però questo vino nella superficie del calice, e nella parte superiore è puro, che significa la tribolazione de' giusti, che non macula, ma purga, se gli hanno difetto nessuno. Ma gli è anche misto di feccia nella parte inferiore, per li reprobi e iniqui, perchè la lor tribolazione è amara come feccia, e macula l'anima loro, perchè c' beono questo vino mescolato di feccia, ovvero, per dir meglio, questa feccia

della tribolazione con impazienza e rabbia: Et inclinavit ex hoc in hoc; cioè, il vino mero e la tribolazione del giusto passa da lui in un altro giusto, e così la tribolazione salta di giusto in giusto, de' quali diremo dipoi: Veruntamen fex eius non est exinanita; cioè, non vogliate per questo o empii insultare a' giusti se e' sono tribolati, e dire voi siete i primi, e chi ha da prima non può perdere, perchè c'è ancora la parte vostra. Non è esinanita e consumata ancora questa feccia. Verrà ben tempo che c' toccherà a voi, credetemi: Quia bibent omnes peccatores terrae; tutti i peccatori della terra, tutti li reprobi beranno di questa feccia, ma non già del vin puro. Pensate adunque, o peccatori, quanta grande sarà la vostra tribolazione, quando i giusti sono così tribolati. E che farà Iddio a' suoi inimici, se e' tribola così gli amici, e se dà prima a loro bere di questo calice? Oimè, che a voi toccherà poi la feccia, se i giusti prima beono il vin puro. Onde nella prima epistola canonica di san Pietro, al quarto capitolo è scritto: Nemo autem vestrum patiatur quasi homicida aut fur aut maledicus aut alienorum appetitor; si autem ut christianus non erubescat, glorificet autem Deum in isto nomine, quoniam tempus est ut incipiat iudicium a domo Dei; si autem primum a nobis, quis finis eorum qui non credunt Dei evangelio, et si iustus vix salvabitur, impius et peccator ubi parebunt? Itaque et hi qui patiuntur secundum voluntatem Dei fideli creatori comedent animas suas in benefactis. Nessuno di voi, dice san Pietro, faccia d'avere a patire come malfattore; sai tu perché? perchè coloro che patiscono per loro delitti, come sono gli omicidiali, ladri, bestemmiatori e simili, che sono giustiziati da' giudici non n' hanno premio alcuno, ma ne riportano danno e vergogna. Ma colui che patisce come cristiano, cioè per la fede di Cristo e per amor della giustizia, costui non debbe vergognarsi, perchè gli è rimunerato nell' altra vita. E però dice: costui glorifichi Iddio in questo nome cristiano, se lui patisce di qua per amore di Cristo, perchè gli è tempo che il giudicio di Dio, cioè che la tribolazione, la quale Iddio per occulto giudicio suo manda negli uomini, cominci dalla casa sua, cioè dagli eletti. Ma nota bene la conclusione che fa san Pietro: se'l giudicio e la tribolazione comincia da noi, cioè se Dio gastiga quelli che lui ama, se e' flagella i figliuoli, che farà egli a' reprobi, che farà egli a' servi nequissimi e perversi? Qual sarà il fine loro? E se 'l giusto appena si salva, cioè se il giusto che dura gran fatica, perchè

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